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Da domani anche noi in guerra: ecco perché l'Isis ci vuole colpire

Dalla sfida al Papa al sostegno ai progetti libici: i sei motivi per cui siamo nel mirino degli jihadisti. A rischio i simboli del Cristianesimo

Da domani anche noi in guerra: ecco perché l'Isis ci vuole colpire

P er Matteo Renzi tra Giubileo ed Expo non c'è differenza. «I rischi - spiega al Corriere della Sera - ci sono sempre. Non facciamo allarmismi e non sottovalutiamo niente. Speriamo di replicare il successo Expo». L'unica preoccupazione sembra insomma quella di staccar biglietti. Anno Santo ed Expo sono, però due eventi abissalmente diversi sul piano della sicurezza, del significato simbolico e della minaccia per milioni di italiani e pellegrini. Con l'apertura, domani, della Porta Santa non inizia soltanto il Giubileo, ma una vera guerra tra noi e lo Stato Islamico. Una guerra che durerà un lungo, difficilissimo anno e si combatterà a attorno a tutte le piazze e i luoghi simbolo del Cristianesimo. Una guerra durante la quale lo Stato Islamico cercherà di colpirci per almeno sei ragioni.

LA SFIDA AL PAPA E AL CRISTIANESIMO

L'Islam sunnita privo di gerarchia e teologia è incapace di contrastare sul piano ideale e pratico lo Stato Islamico. Ahmed Tayeb, grande imam dell'Università di Al Azhar al Cairo, faro dottrinale di ogni buon musulmano, è costretto ad ammettere che i terroristi «non sono miscredenti». Chiesa e Cristianesimo sono, da questo punto di vista, l'unica istituzione e l'unica religione in grado di contrapporsi attraverso il proprio insegnamento e i propri valori al fanatismo del Califfato. Per il Califfo Abu Bakr Al Baghdadi colpire Roma o i luoghi simboli del Cristianesimo equivale a presentarsi come il portabandiera di tutto l'Islam nella sfida al Papa e al Cristianesimo per l'egemonia religiosa.

COLPIRE ROMA PER AFFONDARE L'OCCIDENTE

Colpire l'Italia mentre Francia, Gran Bretagna e Inghilterra bombardano in Siria e Irak significa dimostrare d'essere in grado di replicare il colpo inferto a Parigi, ma con una valenza in più. Colpire l'Italia, ritrovo dei pellegrini in arrivo da tutto il mondo cristiano, assume il significato di una sfida globale. Oltre a suonare come una beffa per tutti i servizi di sicurezza che collaborano con quelli italiani per proteggere il Giubileo.

ATTIRARE I CROCIATI IN TRAPPOLA

Lo Stato Islamico ci ha ripetutamente sfidato irridendo la nostra paura di combatterlo faccia a faccia sui suoi territori. Una strage di pellegrini avrebbe un'eco tale da rendere impossibile il rinvio di un operazione militare di terra. Colpire il Giubileo rappresenta nella logica terroristica del Califfato la chiave di volta per attirarci nella sua trappola. Nella convinzione che la nostra debolezza non ci consenta di sacrificare migliaia di soldati nel corso di un conflitto lungo, complesso ed estremamente sanguinoso.

CONQUISTERETE ROMA E DIVENTERETE PADRONI DEL MONDO

«Affrettatevi, o musulmani, a venire nel vostro stato... Questo è il mio consiglio per voi. Se lo seguirete, conquisterete Roma e diventerete padroni del mondo». Così Al Baghdadi annuncia il 29 luglio del 2014 la fondazione del Califfato. Da quel momento le minacce al nostro paese si sono moltiplicate con una frequenza senza precedenti in confronto a quelle rivolteci in passato da Al Qaida. Colpire il Giubileo rappresenterebbe la conferma e la «santificazione» di quanto promesso ai propri fedeli.

SOSTENERE IL PROGETTO LIBIA

Nei progetti del Califfato la nostra ex-colonia è la seconda «terra promessa». Un retroterra dove arricchirsi con altro petrolio, mettere i salvo, se necessario, i propri capi e concentrare i volontari della jihad non in grado di raggiungere Siria Iraq. Colpire l'Italia significa colpire l'ex potenza coloniale considerata la referente internazionale di tutti i piani per sottrarre la Libia allo Stato Islamico. Oltre che la nazione responsabile dell'addestramenti dei nemici curdi in Irak.

LA RETROVIA INUTILE

Al Qaida e altri gruppi jihadisti utilizzavano l'Italia come base logistica per muovere militanti ed ottenere documenti falsi. Con l'apertura della rotta Balcanica ed il rientro in Kosovo e Bosnia dei reduci dei fronti siriani lo Stato Islamico non ha più bisogno della nostra retrovia. Lo stesso ruolo viene svolto dai Balcani dove, oltre a trovare documenti e passaporti, i terroristi possono rifornirsi di armi ed esplosivi.

Per questo l'Italia può essere colpita.

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