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Donald lo scorretto. Da macchietta populista a uomo del cambiamento

Trump ha sparigliato le carte tra i Repubblicani. Dall'immigrazione all'Isis, fa leva sulle paure

Donald lo scorretto. Da macchietta populista a uomo del cambiamento

Ha messo fuori gioco oltre una decina di navigati politici repubblicani, ha scardinato le gerarchie del partito, si è imposto come «One man show» cooptando la Convention di Cleveland, e ora punta come un caterpillar verso la Casa Bianca. Nei cento giorni che lo separano dal voto Donald Trump farà leva sulla retorica e i toni populisti per convincere il Paese che la sua ricetta è quella vincente.

Programma

Il tycoon newyorkese fa perno soprattutto sulle paure dei cittadini Usa e dipinge un'America a tinte fosche. Il primo punto della sua agenda è l'ordine pubblico: il candidato del Grand Old Party si propone come il presidente «Law and Order», colui in grado di restaurare l'ordine e il rispetto per la legge. Un altro dei suoi cavalli di battaglia è l'immigrazione, con la proposta di costruire il muro al confine con il Messico, e chiudere le frontiere ai Paesi a rischio terrorismo. A questo si lega la lotta all'Isis, che vuole sconfiggere potenziando l'intelligence e lavorando con gli alleati. Per quanto riguarda il rilancio dell'economia, Trump parla di ridurre le tasse e denuncia gli accordi di libero scambio con Asia ed Europa, considerati pericolosi per l'occupazione di una certa parte della classe media e dei blue collar.

Famiglia

Trump ha di fatto commissariato la Convention di Cleveland imponendo la sua famiglia come clan ed elevandola ad una sorta di nuova leadership del partito. Da Melania, che però si è mostrata debole ed è finita al centro delle critiche per il discorso copiato, ai figli Donald Jr, che non esclude una carriera politica, Eric e Tiffany. Ma è stata soprattutto la primogenita Ivanka, protagonista del gran finale, a imporsi, parlando con un linguaggio democratico che però è piaciuto ai repubblicani.

Partito

Dalla prima fase della campagna per il rinnovo della Casa Bianca ne esce un Grand Old Party profondamente spaccato: da una parte c'è Trump, dall'altra il correntone tradizionale dietro al quale sembra esserci la lunga mano del clan Bush, e la frangia neocon e ultra-religiosa di Ted Cruz, con cui lui stesso ha dichiarato che la frattura è insanabile.

Prospettive

Il magnate ha imposto una sorta di scelta interna, «con me o contro di me». Se vincerà farà del partito e del governo una sua creatura, ma la retorica anti-immigrati potrebbe irrimediabilmente compromettere la solidità del marchio Gop, soprattutto tra i gruppi demografici in crescita.

Come sta procedendo la campagna

The Donald è l'outsider che ha stracciato la concorrenza con una cavalcata in solitario che lo ha visto in testa ai sondaggi per quasi tutte le primarie.

Forte di un sostegno ampio e trasversale, che gli ha permesso di creare un movimento assai diverso dalle dinamiche del partito repubblicano.

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