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Il doppio lavoro di Emergency: impedire e agevolare gli sbarchi

Nel 2016 l'organizzazione di Gino Strada ha ricevuto fondi dal ministero dell'Interno. Intanto operava sulle navi Moas

Il doppio lavoro di Emergency: impedire e agevolare gli sbarchi

Roma - Tra le organizzazioni che hanno operano attivamente per il recupero dei migranti sui gommoni c'è anche Emergency. Che a sorpresa non solo ha lavorato con una delle Ong che vanno a caccia di carrette del mare nel Mediterraneo, ma anche con sovvenzioni statali. Nel corso del 2016, infatti, il ministero dell'Interno, alla voce «pagamenti», ha inserito circa 264mila euro, divisi in due tranche (da 108.438,02 euro e da 159.952,32 euro) che ha dato per quattro mesi tra marzo e agosto alla realtà fondata da Gino Strada, che ne aveva già ricevuti 266.202 euro nel 2015.

Dal Viminale fanno sapere che i finanziamenti sono stati dati perché l'ente «è stato individuato a ragione della sua organizzazione operativa, della sua esperienza internazionale, nazionale e regionale in tema di assistenza a favore delle popolazioni migranti e a supporto delle strutture pubbliche su cui grava l'onere della tutela della salute». Tra i compiti di Emergency «quello di facilitare buone pratiche in tema di assistenza sanitaria di base, educazione sanitaria, prevenzione e corretta informazione». Gli interventi più consistenti sono stati attuati in Sicilia (115mila prestazioni effettuate) con sportelli di orientamento socio sanitario, poliambulatori, cliniche mobili, ecc.).

Nello stesso periodo in cui lavorava per il Viminale, che oltre a salvare i migranti vorrebbe arrestare gli scafisti, l'organizzazione di Strada operava anche a bordo delle navi di Moas, la cui attività è ora sottoposta a scrutinio da tre procure siciliane perché favorirebbe gli scafisti. Un paradosso, anche perché Gino Strada, pacifista convinto, si è trovata a collaborare proprio con Moas, organizzazione non governativa maltese fondata da Chris Catrambone, con la moglie Regina, uomo d'affari che ha fatto fortuna con le assicurazioni in zona di guerra. La stessa Moas ha reclutato militari della marina maltese e un ufficiale dell'esercito, Ian Ruggier, molto criticato per aver inventato un metodo piuttosto rude per reprimere le rivolte dei migranti.

La partnership, con i medici di Emergency a bordo della nave Topaz responder, è durata poco, appena un paio di mesi. Per una questione di soldi: «L'interruzione della collaborazione - spiegano da Moas - è avvenuta quando abbiamo lanciato un'operazione con Croce rossa italiana. I partner operativi contribuiscono al costo della missione. Non necessariamente Emergency dava pochi soldi, ma sono state fatte valutazioni di tipo operativo e strategico». In seguito anche il rapporto con Cri è finito: «Ora usiamo un team di nostri medici, in futuro vedremo»

Per chiarire a fondo la quesione abbiamo interpellato anche Emergency, che attraverso il suo ufficio stampa ci ha invece fatto sapere che, «dopo due mesi di lavoro insieme, Moas aveva comunicato di aver bisogno di un partner che contribuisse alle spese».

E, a quel punto, ha deciso di tirarsene fuori.

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