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Draghi para il rigore della Merkel con le riforme

Draghi para il rigore della Merkel con le riforme

RomaRilanciare la crescita, restando dentro i patti europei. Nonostante i richiami del governo tedesco (veri o presunti), Mario Draghi non arretra. Al massimo precisa, spiega meglio, ma la sostanza non cambia. Per fare ripartire l'Europa servono le riforme dei governi nazionali, il rigore, ma anche la flessibilità già prevista dai patti insieme a un piano di investimenti europei.

Ieri il presidente della Banca centrale europea ha incontrato il presidente francese François Hollande e ha confermato quanto detto a Jackson Hole. La posizione congiunta uscita dal vertice è che gli strumenti per rilanciare la crescita nell'Eurozona «dovranno sempre rispettare i patti». Una precisazione, ma anche un concetto che Draghi aveva già chiarito al summit dei banchieri centrali.

Una nota dell'Eliseo ha confermato la sintonia tra Parigi e Bruxelles: «Siamo molto rassicurati dalla volontà di Mario Draghi di agire insieme a livello europeo». Draghi è in sintonia con Hollande sulla necessità di «ripristinare la fiducia» negli Stati rispetto alla loro capacità di contribuire a contrastare la crisi.

Dalla sede della presidenza della Repubblica francese esce anche una interpretazione soft del duello tra Draghi e il governo tedesco. «Da parte della Germania non c'è stato nessun richiamo all'ordine. È stata più che altro una richiesta di spiegazioni per capire meglio le sue parole».

Domenica le indiscrezioni del settimanale Der Spiegel , su una chiamata da Berlino a Francoforte per chiedere conto del discorso pronunciato da Draghi al summit di Jackson Hole. Quello nel quale aveva auspicato: «La flessibilità esistente all'interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali» indispensabili per dare «nuove opportunità di lavoro» e quindi ridurre la disoccupazione. Un appello a fare investimenti e riforme.

Nella notte di ieri, prima la precisazione di un portavoce del governo tedesco: è stato Draghi a chiamare Merkel e non il contrario. Poi, sui contenuti del colloquio, la smentita delle dichiarazioni che «non hanno niente a che vedere con la verità». Versione confermata da un portavoce della Bce: «Non possiamo rivelare il contenuto della conversazione, ma è inesatta l'affermazione che Angela Merkel si sia lamentata delle dichiarazioni del presidente della Bce». Ieri un'altra conferma da parte del portavoce dell'esecutivo tedesco.

In ballo c'è il principio dell'autonomia della Banca centrale europea. Berlino nega ingerenze, ma il disaccordo con il presidente della Bce c'è. Draghi fa capire che non cambia idea, ma anche che le sue posizioni non sono molto diverse da quelle del neo presidente della Commissione europea Juncker, in particolare sulla necessità di un piano di investimenti europei. E non sono in contraddizione nemmeno con il rigore auspicato da Berlino.

Giovedì è in programma la riunione mensile della Bce e la conferenza stampa di Draghi, molto attesa dagli analisti.

Solo allora si capirà se un pressing di Berlino c'è effettivamente stato e se ha avuto effetto.

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