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E adesso Mimmo Lucano è pronto a tornare all'assalto

Revocato il divieto di dimora all'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. L'ex re dell'accoglienza diffusa e fautore del modello Riace adesso si dice pronto a tornare nel suo paese di origine

E adesso Mimmo Lucano è pronto a tornare all'assalto

Un “esilio”, come lo chiama lui, adesso finito: Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, può tornare nel suo paese dopo che per diversi mesi il divieto di dimora glielo ha impedito. Un divieto, quello oggi caduto, che costituisce una misura cautelare dell’inchiesta sul cosiddetto “modello Riace”.

Modello per l’ex primo cittadino e per molti suoi sostenitori, non per i magistrati e per i suoi cittadini. I primi aprono un’inchiesta, i secondi danno a Lucano appena 21 voti nelle ultime amministrative. Il modello in questione si riferisce al sistema di accoglienza in vigore a Riace durante gli anni in cui Lucano è sindaco.

Accoglienza diffusa, con migranti non più solo confinati all’interno di specifici centri ma anche in appartamenti del centro storico ed in abitazioni private. Un modo, afferma a più riprese Lucano quando è in carica, per ripopolare il paese.

Il modello Riace non può non passare inosservato, tra favorevoli e contrari, a livello nazionale e non solo in un’epoca in cui quella dell’immigrazione è una delle emergenze più sentite. E su questo modello Lucano prova a fondare la sua fortuna politica: intervistato anche da tv straniere, una popolarità non raggiunta nemmeno dai sindaci delle metropoli, insignito anche tra i 21 personaggi più influenti al mondo, di certo per mesi l’ex primo cittadino sembra quasi l’uomo del momento.

Ma arriva poi la tegola dell’inchiesta “Xenia”, che fa luce su presunti illeciti ed irregolarità insite in quel modello così decantato da quegli ambienti culturali e politici favorevoli ad un certo tipo di accoglienza diffusa. In quell’occasione molti sostenitori di Lucano parlano di vendetta da parte dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini.

In realtà quell’inchiesta partita nei suoi confronti non appare una vendetta di un politico, ma un fascicolo aperto dai magistrati indipendentemente dal clima politico di allora. Anche perché Lucano oggi non parla di vendetta degli avversari di Salvini, visto che la revoca arriva nel giorno del giuramento del governo giallorosso e, secondo lo stesso principio, si potrebbe pensare al primo atto del nuovo corso di Palazzo Chigi.

Ma a prescindere dalle inchieste giudiziarie, è in primo luogo politica la bocciatura del modello di accoglienza in vigore a Riace fino allo scorso anno. Sono in primi i cittadini a rifiutarlo, così come confermato nelle elezioni dello scorso 26 maggio: a Riace al comune vince un candidato diverso da quello sostenuto da Lucano, lo stesso ex primo cittadino prende solo 21 voti al consiglio comunale, mentre per le europee è la Lega il primo partito.

Per Lucano quella non è una sconfitta perché, secondo l’ex sindaco, a perdere in realtà è “il senso di umanità”. In realtà è una sonora batosta, non certo per il razzismo inesistente dei suoi concittadini. Come spiega il suo successore al comune di Riace, il neo sindaco Antonio Trifoli, il modello Lucano è semplicemente inapplicabile: “Non possiamo permetterci che in un centro dove risiedono 1500 persone, 500 o 600 siano richiedenti asilo – spiega Trifoli dopo il suo insediamento – Il numero deve essere limitato, soprattutto nel borgo antico, anche nel rispetto degli stessi immigrati che devono integrarsi e che altrimenti non lo farebbero”.

Lucano continua però ad esercitare la parte del “buono” contro i cattivi rei di non voler aprire gli orizzonti. Oggi più che mai, dopo la revoca del divieto di dimora ed il via al nuovo esecutivo, Lucano ed i suoi seguaci (ben pochi in Calabria, molti tra chi ha fatto del suo modello una cartina di tornasole politica) partiranno di nuovo all’assalto: in barba ad ogni rispetto della volontà espressa democraticamente, non bastano le bocciature più volte espresse dagli elettori, così come non serve evidentemente il fallimento di un modello incancrenitosi anche a prescindere dalle vicende giudiziarie. Per Lucano e per chi lo appoggia negli anni della sindacatura, solo l’accoglienza indiscriminata può, per qualche motivo, salvare il mondo.

Chi non la pensa così rischia di passare dalla parte di chi non possiede alcun principio di umanità.

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