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E attaccare il Papa rischia di far perdere le primarie a Trump

Sondaggi negativi dopo la polemica sui muri contro i migranti Il candidato presidente fa retromarcia: «Bergoglio meraviglioso»

E attaccare il Papa rischia di far perdere le primarie a Trump

I l giorno dopo il confronto a distanza con il Santo Padre, Donald Trump torna sull'argomento nel corso delle ultime battute della campagna elettorale per il voto repubblicano di oggi in South Carolina. E se non corregge del tutto il tiro, di certo lo ricalibra. Il Papa? «A wonderful guy», una «persona meravigliosa», afferma il candidato del Grand Old Party smorzando i toni della polemica, dopo che Bergoglio lo aveva «scomunicato» sostenendo che «non è cristiano» chi vuole costruire muri, come quello che il tycoon vuole erigere al confine col Messico. «Io non voglio litigare con il Pontefice», continua Trump, spiegando che a suo avviso le parole di Francesco sono state male interpretate. Il tono, in particolare, secondo lui è stato travisato e i commenti del Papa «erano molto più leggeri di come originariamente riportati dai media».

A suo parere, insomma, «non si tratta di una battaglia». Mentre il candidato Gop cerca di gettare acqua sul fuoco, però, dal suo entourage arriva un nuovo affondo: «Sorprendenti i commenti del Papa, considerando che la Città del Vaticano è al 100% circondata da mura imponenti», ironizza su Twitter Dan Scavino, responsabile della campagna sui social media. Mentre Joe Scarborough, ex membro del Congresso e supporter di Trump, posta l'immagine di un enorme muro accompagnata da queste parole: «Papa Francesco, abbatti quel muro!». Quella del miliardario newyorkese alle parole di Bergoglio è stata una reazione immediata, ma anche calcolata. Il mondo evangelico americano infatti non vede molto bene il Papa, che a suo avviso sta spingendo le posizioni della Chiesa verso sinistra. E così, il re del mattone ha colto l'occasione per tentare di ingraziarsi la frangia dell'elettorato dei cristiani conservatori. Trump, però, in questo caso rischia di essere stato miope, e c'è chi sostiene che il suo recente di calo di consensi sia una prima conseguenza delle posizioni dure nei confronti del Santo Padre. Dalla town hall organizzata dalla Cnn a Greenville, epicentro evangelico del Palmetto State, il miliardario si sposta a Myrtle Beach, la più celebre spiaggia sulla costa Atlantica della South Carolina, tentando di ricompattare le fila del suo elettorato dopo che gli ultimi sondaggi lo danno in calo nei confronti dell'alfiere dei Tea Party, Ted Cruz. Qui a Myrtle Beach, il magnate può contare su un congruo numero di simpatizzanti, specialmente i «blue collar» e gli addetti del settore alberghiero e turistico, che rappresentano una componente importante dell'economia locale. Ce lo conferma David, addetto alla reception di uno degli hotel su Ocean Blvd.

«È forte, un vero leader», dice, spiegando che ha preso la mattinata libera per andare al suo comizio. Ad attenderlo, nel complesso sportivo a pochi passi dal mare, c'è una folla oceanica, che risponde con applausi e ovazioni quando il tycoon cavalca i punti salienti del suo programma elettorale. In particolare, proprio quando tocca il tema del muro che vuole erigere al confine con il Messico. «Sarà un muro bello e alto - chiosa tra le grida del pubblico - ma avrà anche una porta, dalla quale gli immigrati potranno entrare legalmente negli Stati Uniti». A dispetto delle statistiche, che lo vedono in calo, i numeri dei sostenitori accorsi ad ascoltarlo sembrano invece raccontare una partita dall'esito scontato.

Migliaia di persone erano in fila sino dalle prime ore del mattino, a dispetto delle poche centinaia di Cruz: «Ecco perché vi dico che Ted è un bugiardo - chiosa Trump - lo è anche nei numeri».

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