Economia

E la crisi bancaria spaventa gli Usa

L'incubo è il contagio a Francia e Germania: lo studio del guru Friedman

E la crisi bancaria spaventa gli Usa

Milano - Gli americani tremano di fronte alla crisi bancaria italiana. Se unita al prossimo scoppio della bolla delle esportazioni tedesche e alla mancanza di capacità decisionale da parte dell'Unione europea, un simile scenario potrebbe mandare a catafascio i listini internazionali, Wall Street compreso. Oltre, naturalmente, alle economie reali. Lo sostiene George Friedman, guru americano e fondatore di Strategic Forecasting (conosciuta come Stratfor), società specializzata nei servizi di intelligence globali, e di Geopolitical Futures, pubblicazione che interpreta i futuri scenari internazionali. Friedman dedica infatti uno degli ultimi studi di Geopolitical Futures al tema: L'esposizione americana alla crisi finanziaria europea.

L'esperto sottolinea come la crisi bancaria italiana, travolta dal nodo delle sofferenze (Npl, Non performing loans cioè i crediti incagliati), stia accelerando, nonostante alcuni, noti, tentativi di trovare soluzioni di sistema ai casi più eclatanti. «Anche se qualcosa può essere fatto, né l'Italia né l'Unione europea sembrano capaci di accordarsi sul cosa o sul come debba essere risolto il problema degli Npl» scrive il guru. Le banche americane sono esposte verso l'Italia per 47,7 miliardi di dollari, l'industria assicurativa a stelle e strisce per 3 miliardi, mentre uno degli ultimi dati relativi alle gestioni Usa indicava l'esposizione verso il nostro Paese pari a 52 miliardi. «Il fatto è che gli Usa sono molto esposti verso la Francia (per un totale di 164,7 miliardi di dollari per quanto riguarda le banche, ndr) e la Germania (per 164,1 miliardi) e questi ultimi, a loro volta, nonostante i tentativi effettuati negli ultimi anni di ridurre in modo significativo le proprie posizioni, sono in prima linea di fronte alla crisi economica italiana». Più in dettaglio, riporta lo studio, le banche tedesche hanno un'esposizione complessiva verso il nostro Paese pari a 92,5 miliardi, mentre la Francia addirittura di 280 miliardi (ma nel 2011 l'esposizione toccava addirittura i 416 miliardi). Per questo se la crisi delle banche italiane dovesse diventare sistemica, gli Usa non sarebbero in grado di evitarla. Certo, per Friedman, il rischio Italia non deve suscitare ancora «terrore». Le prime dieci banche americane hanno infatti a disposizione attività per 10 trilioni di dollari e una liquidità pari a 1,7 trilioni, secondo dati della World Bank. Il che significa che sono completamente coperte in caso default del nostro Paese. Ovviamente, la situazione peggiorerebbe significativamente se la crisi delle banche italiane dovesse coinvolgere gli istituti francesi e tedeschi. Uno scenario quest'ultimo prevedibile posto che «la finanza europea è collegata da legami molto stretti».

E in effetti, la crisi delle banche italiane evidenzia una volta ancora l'opacità politica oltreché finanziaria della Ue dove, pur essendo le economie intrecciate tra loro, ogni Paese pretende di andare avanti da solo.

«In Europa non esistono interessi collettivi» conclude Friedman.

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