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E il M5s dice sì alla Commissione d'inchiesta

I grillini: «Sia però su tutti i partiti». Salvini molla Savoini: «Parla solo a nome suo»

E il M5s dice sì alla Commissione d'inchiesta

Roma La spy story che coinvolge Gianluca Savoini, l'«ambasciatore» della Lega per i rapporti con la Russia, da ieri indagato dalla Procura di Milano, regala al Carroccio e alla maggioranza una giornata di polemiche infuocate. Il Pd sale sulle barricate. «Vogliamo sapere se la Lega è al soldo di una potenza straniera», attacca la vicesegretaria, Paola De Micheli.

I dem alzano il tiro, cercano di cavalcare una vicenda dai contorni ancora assolutamente confusi, e chiedono una commissione parlamentare d'inchiesta sui rapporti Lega-Russia dopo gli audio del sito americano Buzzfeed. I Cinquestelle non dicono no, ma chiedono che la commissione si occupi dei fondi di tutti i partiti. «Votiamo sì a una commissione d'inchiesta sui finanziamenti a tutti i partiti, associazioni e fondazioni collegate. Dal Pd aspettiamo ancora i nomi dei componenti della commissione d'inchiesta sulle banche» fanno sapere fonti pentastellate.

Matteo Salvini per la sua replica sceglie di affidarsi a Facebook e all'ironia. «Il ruolo di Savoini nella Lega? Chiedetelo a lui, parla a nome suo». E ancora: «Da Mosca ho sempre portato a casa matrioske e Masha e Orso per mia figlia. Chiunque dica il contrario mente sapendo di mentire. Siamo scomodi, mi è evidente. Siamo indagati, ascoltati e processati, in Italia e non solo, mi è evidente. Siamo minacciati quotidianamente, stamattina ho ricevuto l'ultimo proiettile. Però voglio un governo che corre, che fa; non che torna indietro». Sui rapporti Russia-Lega getta acqua sul fuoco delle polemiche anche il ministro agli Affari Ue, Lorenzo Fontana che non rinuncia a perorare gli interessi delle imprese italiane. «La cosa della Russia è una cosa ridicola, una cosa che non esiste. La Russia - dice - è un grande partner e le sanzioni ci hanno creato dei problemi. Se riuscissimo a fare un lavoro di riavvicinamento tra Usa e Russia, che è quello a cui lavoriamo, sarebbe importante».

Questa mattina il Pd aveva già formalizzato in Commissione Affari Europei alla Camera la richiesta urgente di audizione di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, Alberto Nardelli «e degli ambasciatori italiano in Russia e russo in Italia» sull'inchiesta di BuzzFeed. Toni forti e polemiche frontali anche in Senato dove sempre il Pd ha provato far diventare centrale la questione russa nel dibattito d'aula. Una richiesta respinta con forza dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. La questione era stata sollevata in aula dal senatore dem, Alan Ferrari, che aveva ricordato le tre interrogazioni del Pd rivolte al ministro e vicepremier, rimaste da mesi senza risposta, sui rapporti della Lega con la Russia e con il governo di Vladimir Putin. Ma la presidente è irremovibile e respinge al mittente gli appelli dem: «Qui siamo in Senato e non possiamo discutere liberamente di questioni che non hanno nessun fondamento probatorio».

«Qui parliamo di fatti che abbiano una giustificazione. Qui al Senato - ha insistito - abbiamo ammesso le interrogazioni su tutti gli argomenti basati su un fatto probatorio. Inammissibile che il Senato discuta di cosiddette inchieste giornalistiche. Le vostre interrogazioni, che io ho letta una per una, usano il condizionale e non fanno riferimento a fatti.

Per me la richiesta è inammissibile», conclude la Casellati.

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