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Ecco cosa diceva sull'euro Giovanni Tria (lodando Savona)

Giovanni Tria sarebbe il nome di Lega e M5S per il ministero dell'Economia nel prossimo governo giallo-verde. Ecco cosa scriveva su Savona e sull'euro

Ecco cosa diceva sull'euro Giovanni Tria (lodando Savona)

Giovanni Tria potrebbe essere "l'erede" di Paolo Savona al ministero dell'Economia nel governo giallo-verde. Il professore eurocritico era stato bloccato alla soglia di via XX Settembre da Sergio Mattarella, spaventato dal suo piano B per l'uscita dall'euro. Ma cosa ne pensa Tria della moneta unica?

Difficile dare un giudizio complessivo, ma ci si può basare su un articolo pubblicato dal professore presidente della Scuola nazionale dell'amministrazione e ordinario di economia politica all'università di Tor Vergata. Su Formiche.net, infatti, Tria commentava un articolo pubblicato da Paolo Savona e Giorgio La Malfa il 27 dicembre del 2016 in cui Savona criticava "l’ineluttabilità dell’uscita dell’Italia dall’euro".

"Quel che mi ha colpito - scriveva Tria - è che un’analisi economica seria, non si tratta di una battuta di politici anti-euro, ma di due eminenti economisti con i quali peraltro concordo in pieno, non abbia ricevuto fino a oggi commenti rilevanti, in accordo o in disaccordo, (ma qualcosa mi può certamente essere sfuggito) sulla stampa". Non solo. Per Tria "una svalutazione può certo essere manovrata per 'imbrogliare i nemici' tramite politiche monetarie ad hoc, ma il tasso di cambio è essenzialmente un prezzo e come tale può determinarsi sul mercato o distorto, come qualsiasi altro prezzo, impedendo al mercato di funzionare. Ma come ogni altro prezzo è un mezzo di riequilibrio se determinato almeno in parte dal mercato. Se un paese come la Germania mantiene per anni un surplus tra il 6 e l’8 per cento del Pil senza che la sua valuta si apprezzi rispetto a quella di paesi in deficit significa che questo strumento di riequilibrio economico di mercato è stato eliminato, e non che si è eliminata una policy sbagliata".

La critica alla Germania è evidente. "Sostanzialmente - sottlineava l'economista - questa è la situazione all’interno dell’eurozona. Non si discute quindi di ripescare una possibile politica furbesca dei paesi in deficit, ma del fatto che questo mezzo di riequilibrio di mercato oggi non c’è. Ma se questo “prezzo” non è in funzione, per un intervento di policy, perché tale è la decisione della moneta unica, dovrebbe potersi usare qualche altro strumento di riequilibrio non di mercato, ad esempio la politica fiscale. Ma anche questa ci è attualmente interdetta, anch’essa è vista in ogni circostanza come droga, e i contribuenti tedeschi non accettano una solidarietà fiscale".

Tria vorrebbe abbandonare i "tabu" che impediscono di parlare del problema degli squilibri all'interno della zona euro. "Se con cambi fissi si rinuncia ad un meccanismo di riequilibrio - concludeva il professore - allora devono esserci altri meccanismi in un sistema coerente, i mercati non funzionano a metà. E non c’entrano neppure le maggiori o minori virtù italiche rispetto a quelle germaniche.

Se saremo meno bravi saremo più poveri, ma la competizione non può essere truccata, il mercato non può essere distorto solo per la parte che conviene ad alcuni paesi e invocato per il resto".

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