Coronavirus

Ecco la decrescita, ma è infelice

Questi giorni ti resteranno attaccati sulla pelle, come un odore che non va via, come una cicatrice. È un salto verso qualcosa che sta al di là, di cui cominci a vedere poco alla volta i contorni, in confini

Ecco la decrescita, ma è infelice

Questi giorni ti resteranno attaccati sulla pelle, come un odore che non va via, come una cicatrice. È un salto verso qualcosa che sta al di là, di cui cominci a vedere poco alla volta i contorni, in confini. Vale per le abitudini, i pensieri, gli orizzonti, come spendi e cosa metti al centro della tua vita. Si dice che gli dèi per punirti realizzino i tuoi sogni. Per molti sarà proprio cosi. Qualcuno, per esempio e non è solo una questione di simpatie politiche, predicava la decrescita felice. Ecco, è qui. Ce l'abbiamo davanti, la stiamo vivendo. Il maledetto consumismo è stato estirpato a colpi di tosse. Tutto chiuso. Non c'è chi produce. Non c'è chi vende. Le vetrine assomigliano ai segni lasciati da una civiltà che improvvisamente si è addormentata, come colpita da un incantesimo, dove ogni cosa rimane sospesa nel tempo, né viva né morta. Acquietata. È l'attimo che si ferma, l'orologio che segna sempre la stessa ora. Si può chiamare effetto Pompei. L'effetto emotivo è lo stesso, anzi ancora più profondo, perché questo limbo siamo noi, perché quei manichini dove finisci per specchiati, ti assomigliano, ti inquietano.

Il tempo, speriamo presto, tornerà a scorrere. Il maleficio si dissolve e nulla sarà più come prima. Saremo un po' più poveri. Il contagio ci porta in sorte la decrescita. Solo che non è detto che sarà felice. Non per tutti, almeno. Ti chiederai se gli stoici finalmente si sentiranno a casa. Quelli che da tempo non vedevano l'ora di poter rinunciare ai vizi e al superfluo, pronti a gettare la toga come Catone per indossare una ruvida casacca. Il sospetto è che perfino a loro, gli stoici, mancherà qualcosa: l'indignazione. Come fai a invocare l'austerità dopo la «peste»?. Disoccupato. Ti tocca riconvertire la «decrescita felice» a «punizione divina».

Raccontano che il peccato moderno degli edonisti sia il consumismo. Questa ansia di spendere, possedere, consumare tutto senza morale. Non è vero. Il demone dell'edonista non è l'egoismo, ma la libertà. Non sta lì a giudicare con il dito puntato le scelte degli altri. Non chiude mercati e botteghe solo perché c'è gente, tanta gente, che acquista roba stupida. La realtà è che domani non saremo né più saggi né più virtuosi. C'è chi continuerà a acquistare cose magari superflue rinunciando, tanto per dire, al pane e ai libri esattamente come adesso. Solo che spenderà di meno. È un bene? Insomma. Di certo ci sarà più gente incarognita, piena di paura e pronta a bestemmiare tutto e tutti. No, non saremo più felici di adesso. Saremo sempre i soliti stronzi.

La decrescita è felice solo se non la conosci. Adesso è qui, che ci saluta dalla finestra. Benvenuti nell'Italia a consumi zero.

Buona fortuna.

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