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Ecco il partito anti islam. "Sharia incompatibile con la nostra società"

Tra i promotori lo psichiatra Meluzzi: "Cancelleranno i diritti fondamentali"

Ecco il partito anti islam. "Sharia incompatibile con la nostra società"

Milano - Il principio fondante è «l'inconciliabilità tra la società fondata sulle libertà individuali e la sharia, la legge islamica». Ecco perché al punto numero uno del programma politico si legge: «Contrastare ogni forma di radicalizzazione dell'Islam e ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale occidentale». Non si poteva chiamare «Partito Anti Islam», perché la Costituzione italiana tutela la libertà di culto, ma la stessa Costituzione prescrive che «le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano», esattamente quel che fa l'islam quando è applicato in maniera integrale. Perciò l'hanno chiamato «Partito Anti Islamizzazione» (Pai), pronto a presentarsi alle prossime elezioni. Il fondatore è un giornalista lecchese, Stefano Cassinelli (per chi ha pronta l'accusa di razzismo, Cassinelli può rispondere di aver adottato, 18 anni fa, un bambino ghanese, disabile).

A presiedere il partito c'è un esperto di pubblica sicurezza, vicepresidente un'avvocatessa di Milano, mentre assicurano di aver avuto già adesioni da imprenditori e professionisti, e che gli aspetti giuridici del programma sono stati studiati da un magistrato, simpatizzante del progetto. I nomi si sapranno domani, con la presentazione ufficiale del Partito Anti Islamizzazione a Milano. A spiegarne gli obiettivi, uno degli animatori del partito, lo psichiatra Alessandro Meluzzi: «Questo movimento nasce per preservare il nostro diritto a peccare senza essere perseguiti, lapidati, fustigati o altro - anticipa Meluzzi - È un principio fondamentale garantito da secoli di Illuminismo e dalle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà. Finché l'Islam è minoritario crea delle enclave come vediamo in altri stati europei, ma quando arriva al 20% della popolazione rende inaccessibili dei diritti nostri inalienabili, come il diritto di mangiare la mortadella, danzare in pubblico, bere alcolici, esibire la croce, fare presepe, suonare le campane a Pasqua. Non siamo pronti a rinunciare ai nostri diritti in nome della sottomissione all'Islam, solo per non offendere i valori dei musulmani.

Non intendiamo rinunciare e vogliamo farlo pubblicamente, non accettando che tutto questo diventi un reato, cosa che accadrà quando Islam sarà maggioranza».

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