Cronache

"Ecco perché Latorre e Girone sono certamente innocenti"

Esce il libro "Il segreto dei marò", di Toni Capuozzo. L'inviato di guerra non ha dubbi: "Sono evidenti le responsabilità di politici e alti ufficiali"

"Ecco perché Latorre e Girone sono certamente innocenti"

Da oggi è in libreria "Il segreto dei marò" di Toni Capuozzo (Mursia Editore). Nel libro il giornalista Mediaset, autore e conduttore del programma di approfondimento del TG5 «Terra», non solo smantella le tesi indiane sulla colpevolezza dei marò, ma denuncia anche il distacco dei vertici politici e militari italiani colpevoli, di aver affrontato la vicenda come se Salvatore Girone e Massimiliano La Torre fossero due colpevoli anziché due innocenti. Ma Capuozzo - come leggiamo in questo estratto - punta anche il dito sugli alti ufficiali che continuano, nonostante le evidenti responsabilità nella vicenda, a venir promossi e far carriera.

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Perché hai scritto questo libro?

«Per dimostrare l'innocenza di Salvatore Girone e Massimiliano La Torre. È la tesi principale del libro e da quella discende tutto il resto, compresa l'insipienza di chi ai vertici delle Forze Armate e dello Stato doveva difenderli e non l'ha fatto. O l'ha fatto nel peggiore dei modi»

Secondo te alcuni alti ufficiali hanno fatto carriera nonostante vistose responsabilità nel caso...

«Responsabilità e mancanze sono evidenti. I due, tanto per dirne una, sono stati imbarcati senza telecamera e senza macchina fotografica. Ovvero senza le dotazioni fondamentali previste dagli standard internazionali per militari in servizio anti pirateria. Se avessero avuto quelle dotazioni non si troverebbero in questa situazione. La responsabilità non è né loro, né di qualche maresciallo, ma di chi ai vertici comandava quell'operazione»

E gli errori non si fermano lì...

«I vertici politici e militari si sono comportati come se Girone e La Torre fossero colpevoli e l'India un Paese di straccioni. Ad incominciare dalla decisione ignobile di offrire un risarcimento alla famiglia delle vittime. Con quel risarcimento politici e militari hanno pensato di cavarsela a buon mercato, ma hanno finito con l'ammettere indirettamente la colpevolezza dei nostri due militari».

Senza dimenticare il rapporto Piroli...

«Certo. Il Rapporto Piroli redatto dall'Ammiraglio Alessandro Piroli - responsabile del Reparto Operazioni dello Stato Maggiore della Marina e poi promosso a vice capo del Centro Operativo interforze - concede che la morte dei due pescatori sia collocata nell'incidente tra la Lexie e il St. Antony. Quel rapporto redatto accogliendo con superficialità le tesi indiane e fatto trapelare sulle pagine di Repubblica è oggi parte dell'impianto accusatorio. Ma è anche la prova che le nostre autorità si sono sempre comportate come se Girone e La Torre fossero non due innocenti, ma due colpevoli».

Perché?

«Per la convinzione di poter rimetter tutto a posto trattando in via amichevole con l'India. Dimenticando che nel Kerala la vicenda veniva usata a fini politici. Senza realizzare che in India c'era al potere una Sonia Gandhi a fine carriera accusata dai suoi nemici di aver sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dell'Italia».

Il momento più vergognoso è la riconsegna all'India. Su chi punti il dito?

«Sul governo Monti nel suo insieme anche se alcune figure hanno responsabilità più gravi degli altri. Penso a Corrado Passera, allora ministro degli Affari economici. E al Ministro della Difesa Giampaolo De Paola che nonostante la divisa di ammiraglio vota nel comitato interministeriale la decisione di rispedirli in India».

Neppure il presidente Giorgio Napolitano fa una bella figura.

«La responsabilità di Napolitano non va sottovalutata. In quanto Presidente è anche capo della magistratura, eppure permette che quest'ultima abdichi all'obbligo dell'azione penale. Sarebbe bastata l'apertura di un'inchiesta con il ritiro del passaporto ai due marò per sottrarli alla responsabilità del governo sottoponendoli a quella della giustizia».

Ma non solo...

«A Giorgio Napolitano spetta da Presidente il comando delle Forze armate eppure viene meno al principio giuridico che esclude l'estradizione verso un Paese dove è prevista la pena di morte. L'India prospetta l'ipotesi un giudizio basato sul "Sua Act", il decreto anti pirateria in cui è prevista la pena di morte e noi paradossalmente gli consegniamo non due presunti terroristi stranieri, ma due militari italiani catturati mentre erano in missione per conto del governo. E come garanzia ci accontentiamo del pizzino consegnato a De Mistura dall'ambasciata indiana a Roma in cui si dice che la pena di morte viene applicata raramente».

Dal governo Renzi cosa t'aspetti?

«È partito con un fare decisionista annunciando l'arbitrato e nominando un legale inglese, poi s'è convertito all'idea di un negoziato basato su una sorta di patteggiamento ed infine è ripiegato nuovamente su un arbitrato che per Girone e La Torre rappresenterà l'ennesimo calvario».

Perché calvario?

«Perché ci vorranno non meno di tre anni e questo impedirà ulteriormente a Girone e La Torre di difendere il proprio onore di militari. Un onore che non si riassume solo nel dignitoso comportamento tenuto in questi lunghi anni, ma anche nella possibilità di dimostrare di aver agito da veri militari.

Due militari che certamente non hanno sparato all'impazzata su dei pescatori inermi».

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