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Emiliano: il Pd è diventato il partito dei banchieri e finanzieri

Secondo il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il Pd "è diventato il partito dei banchieri, dei finanzieri, dell’establishment. Un partito interessato solo ai potenti e non al popolo"

Emiliano: il Pd è diventato il partito dei banchieri e finanzieri

Durissimo affondo di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, contro il Pd. Dalle colonne de La Stampa il governatore dice a chiare lettere che il Partito democratico "è diventato il partito dei banchieri, dei finanzieri, dell’establishment. Un partito interessato solo ai potenti e non al popolo". Poi indirizza una stoccata all'ex premier: "Il governo Renzi ha usufruito di una grande flessibilità dall’Europa ma non ha saputo utilizzarla per invertire il ciclo economico".

Emiliano, che com'è noto si è fatto avanti per la guida del partito (come lui anche il governatore della Toscana, Enrico Rossi), crede sia possibile (e necessario) scrivere una programma di sinistra in grado non solo di battere i populisti ma anche di risolvere i problemi del Paese. Ma come? Partendo da chi ha maggiori problemi: "Non possiamo lasciare chi soffre, chi è stato impoverito dalla crisi economica e dalle tasse alla mercé degli oratori di piazza, degli arruffapopoli. Dobbiamo essere vicini alle persone, difendere chi non conta nulla, dedicarci ai luoghi di sofferenza".

A chi gli chiede se accanto al populismo di destra non vi sia il rischio di dare vita a un populismo di sinistra, Emiliano risponde così: "Esiste pure un populismo intelligente, concreto, non velleitario che una volta esprimevano partiti come il Pci e la Dc. Le loro sezioni erano luoghi dove non si facevano solo le liste elettorali. Si studiava, si insegnava a leggere a scrivere a chi non poteva andare a scuola, si discuteva e si faceva solidarietà. È ovvio che questo mondo non può tornare, ma è necessario ricostruire il senso di una comunità politica".

Capitolo tasse. Emiliano è convinto che sia un tema a cui deve guardare anche la sinistra. Ma non estrema cautela: "Attenzione agli slogan e far finta che non ci sia un problema di debito pubblico. Si può abbassare la pressione fiscale riducendo i costi della Pubblica amministrazione. Vanno garantiti i diritti essenziali come la salute, la giustizia, la formazione, la sicurezza, ma se una multinazionale deve dirimere una complessa procedura, ad esempio di verifica ambientale, perché non dovrebbe pagare di tasca propria il servizio che gli offre la Pubblica amministrazione?". Poi una stoccata (ancora all'indirizzo di Renzi): "Sarebbe stato possibile trovare molte risorse per ridurre l’Irpef e le tasse alle imprese, se Cottarelli con la sua coraggiosa spending review non fosse stato impacchettato e spedito a casa".

Anche su un altro tema che ha profondamente diviso la sinistra, l’articolo 18 sui licenziamenti (modificato dal Jobs act), Emiliano si allontana dalla linea del segretario Renzi: "Sarebbe cosa sacrosanta ripristinarlo ed estenderlo a tutte le aziende. Non si può distruggere la vita di una persona, licenziandola senza giusta causa e dandole una manciata di soldi".

La sfida a Renzi è lanciata. Prima, però, bisognerà vedere se (e quando) il Pd terrà il congresso.

E quali saranno i protagonisti della battaglia.

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