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Emiliano resiste in compagnia. Altre 8 toghe non si dimettono

Dalla Finocchiaro agli ex pm Casson e Dambruoso: chi fa politica senza lasciare magistratura e scatti di carriera

Emiliano resiste in compagnia. Altre 8 toghe non si dimettono

Non solo Emiliano non si è mai dimesso dalla magistratura, tenendo i piedi su due staffe. Ci sono altre otto toghe in Parlamento che sono da anni in politica all'interno di partiti lasciando i loro ruoli in aspettativa. La legge 109 del 2006 recita che nessuno può impedire a un magistrato di candidarsi ma che costui non può militare in un partito.

Questi magistrati/politici, invece, sono stati giudicati dal Csm «imparziali e indipendenti», e hanno fatto scatti di carriera proprio in quella magistratura che non frequentano più da secoli e per questo hanno pure maturato aumenti di stipendio e di pensione senza versare uno straccio di contributo. Altro che casta.

Anna Finocchiaro (61 anni), ministro per i Rapporti con il Parlamento con Gentiloni è la donna dei record. Pretore a Leonforte dal 1982 al 1985, è procuratore a Catania fino al 1987, anno in cui diventa deputato col Pci. Fine. Era la decima legislatura, siamo alla diciassettesima. Tra deputato e senatore, proprio quest'anno festeggia le nozze di perla da parlamentare. Fuori ruolo da 30 anni, è stata promossa ben 7 volte (il massimo) come se avesse continuato a lavorare in procure e tribunali, che invece ha frequentato solo per 5 anni. Il Csm ha certificato «indipendenza, imparzialità ed equilibrio» ma anche «capacità, laboriosità, diligenza e impegno nell'esercizio delle funzioni espletate», che lei non ha espletato.

Stefano Dambruoso (54 anni) è in magistratura dal 1990. Nel 1992 è sostituto ad Agrigento. Dal '94 al '96 è a Palermo. Poi va a Milano dove dal 2001 è nella Direzione distrettuale antimafia. Nel 2007 diventa sostituto e dal 2008 coadiuva il ministro della Giustizia Alfano. Il suo caso è meno scandaloso del precedente, in quanto è in aspettativa dalla magistratura dal 2012 quando si candida con Scelta Civica e diventa deputato e poi Questore della Camera.

Cosimo Ferri (45 anni), sottosegretario alla Giustizia con Letta, Renzi e Gentiloni, dal 2006 al 2010 è membro del Csm, giudice al tribunale di Massa e nel 2011 viene eletto segretario generale di Magistratura indipendente. Si dichiara «un tecnico» della politica. Del resto ha avuto un buon esempio in famiglia con suo padre Enrico Ferri (esponente del Psdi e magistrato), ministro dei Lavori Pubblici nel governo De Mita (1988).

Felice Casson (63 anni), è entrato in magistratura nel 1980, ricopre il ruolo di gip e dal 1993 al 2005 di pm a Venezia nonché di magistrato di Cassazione. Nel 2005 si candida a sindaco di Venezia coi Ds, ma perde. È fuori ruolo dal 2006 dopo l'elezione in Parlamento. Nel 2008 e nel 2013 viene rieletto senatore e vicepresidente dei senatori Pd. Ha tolto la toga da 11 anni, ma aspetta la pensione seduto comodamente in Senato.

Doris Lo Moro (62 anni), giudice al tribunale penale di Roma, ha iniziato a fare politica nel 1993 come sindaco di Lamezia Terme, poi assessore regionale della Calabria, nel 2008 diventa deputato e nel 2013 senatore, sempre nel Pd. È fuori ruolo da 18 anni, ma ha fatto 4 scatti di carriera.

Domenico Manzione (61 anni), in magistratura dal 1983, sostituto a Monza e Lucca, e poi alla procura di Firenze, nel 2013 è sottosegretario dell'Interno con Letta su raccomandazione di Renzi (riconfermato da Renzi e Gentiloni).

Caterina Chinnici (62 anni), figlia del giudice Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia nel 1983, entra in magistratura nel 1979. Pretore di Asti e Caltanissetta, sostituto alla corte d'appello di Caltanissetta. Procuratore al tribunale per i minori di Caltanissetta dal 1995 al 2008. Poi procuratore a Palermo . Nel 2009 inizia la sua scalata in politica: assessore in Regione fino al 2012 e nel 2014 eletta al Parlamento europeo col Pd.

Ma è Donatella Ferranti (59 anni) il caso più divertente. Deputata del Pd dal 2013, formalmente magistrato ordinario da 18 anni, ha maturato tutti gli avanzamenti di carriera e gli scatti possibili.

Proprio lei, presidente della II commissione Giustizia della Camera, dovrebbe promuovere un disegno di legge fermo da tempo nella sua commissione che impedisce di fare quello che lei sta facendo: dare delle regole alle toghe in politica. Ci riuscirà?

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