Politica

Il fascismo degli antifascisti contro Forza Nuova

Ci risiamo, qualcuno vuole ammanettare le idee

Il fascismo degli antifascisti contro Forza Nuova

Ci risiamo, qualcuno vuole ammanettare le idee. Come se l'antifascismo fosse un fascismo di segno contrario, e non il contrario del fascismo. A Milano il movimento di ultradestra Forza nuova annuncia un corteo nazionale per il 14 gennaio e il sindaco della città Beppe Sala risponde che no, la manifestazione non s'ha da fare: «Milano condanna con fermezza ogni manifestazione violenta, neonazista, neofascista, razzista o xenofoba. Faremo quanto in nostro potere per impedire l'organizzazione d'incontri di questa natura nei luoghi pubblici della nostra città». Gli attivisti di Forza nuova non sono amici miei, non li frequento, ogni tanto leggo qualche loro articolo contro «cosmopolitismo finanziario e mondialismo», li trovo affascinanti come certi reperti storici, il leader nazionale Roberto Fiore è un politico rispettabile e ombroso, un Farage italiano senza l'estro comunicativo dell'omologo inglese e con meno fortuna. Antiabortista e padre di 11 figli, Fiore non esita a paragonare la nascita di Forza nuova alla «genesi del movimento fascista» in quanto «compattamento e creazione di un'ala radicale e patriottica che raccolga il consenso di una maggioranza antimarxista, antiliberale e cattolica». Fn non è la mia tazza di tè, lo avete capito, eppure sarei pronta a manifestare se qualcuno volesse impedire ai forzanuovisti di esprimere le proprie idee, nel rispetto della legge e dell'ordine pubblico. Fn si presenta regolarmente alle elezioni politiche, si presume perciò che abbia le carte in regola con la legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista secondo uno schema liberticida che lo stesso Palmiro Togliatti avversò tenacemente. Si dirà che Fn è responsabile di apologia di fascismo, reato inutile che mette al bando le opinioni e non le azioni. Come se la democrazia dovesse accettare soltanto le idee che restano entro il perimetro democratico, alla stregua di una teocrazia laica, in tutto assimilabile a quella iraniana ma senza l'aura religiosa.

Solo pochi giorni fa a Firenze un artificiere è rimasto gravemente ferito per lo scoppio di un ordigno artigianale piazzato davanti alla libreria di Casa Pound, la procura indaga sulla matrice anarchico-insurrezionalista. Lo scorso 21 novembre, sempre nel capoluogo toscano, è stato incendiato uno sportello Postamat in via Cento Stelle, azione rivendicata dagli anarchici. Si direbbe che nell'epoca di Brexit e Trump le idee della turbodestra identitaria provochino un rigurgito di intolleranza al punto da meritare il bando per legge o il rogo nel luogo simbolo della trasmissione del sapere. In una democrazia che sia veramente tale, tutte le idee, anche le più aberranti e astruse, hanno diritto di cittadinanza, l'unico limite è che esse siano manifestate senza ricorrere alla violenza. Il paradigma di una società libera è il «politeismo dei valori», difendere la libertà di Fn di promuovere un corteo con le locandine che riproducono il Polittico della rivoluzione fascista di Gerardo Dottori, schiere di militi fascisti con la bandiera nera in mano, equivale a difendere la libertà di tutti noi. Abbiamo assistito alle sfilate istituzionali di dittatori efferati con migliaia di morti sulla coscienza: adesso ci scandalizziamo per un gruppuscolo di nostalgici seguaci di Ezra Pound? Che ipocrisia. Quando nel 2007 la Columbia University ospitò il presidente iraniano Ahmadinejad, scoppiò il putiferio contro l'invito che si rivelò invece una memorabile lezione di democrazia: noi non siamo come voi, noi vi porgiamo il microfono che voi negate agli altri. A una domanda sull'omosessualità in Iran, il leader islamico rispose: «Da noi non esistono omosessuali come in America», si levò un coro di ilarità dalla platea studentesca.

Ahmadinejad ne uscì ammaccato, uno a zero per l'Occidente.

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