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La fase finale del grillismo tra profezie e decrescita. Casaleggio senior diceva: attivi o sarà inutile votarci

Dal boom del 2013 al disastro delle Comunali, i fondatori avevano previsto il declino

La fase finale del grillismo tra profezie e decrescita. Casaleggio senior diceva: attivi o sarà inutile votarci

E se i fondatori avessero previsto tutto questo? Se davvero il Movimento non fosse altro che un «virus» destinato a estinguersi col tempo, come suggerito da Beppe Grillo? Oppure, se come scrisse Gianroberto Casaleggio, alla fine dei conti «i movimenti in Rete nascono spesso per ottenere un obiettivo. Informano, coinvolgono, fanno proseliti»? Possiamo anche non credere alle profezie, ma sembra proprio che, a tredici anni dalla sua fondazione, il M5s abbia raggiunto il suo scopo di spalancare le porte delle istituzioni ai cittadini e sia pronto per autodistruggersi. Come un messaggio di una chat di Telegram che, una volta arrivato a destinazione, scompare da solo e non se ne ha più traccia.

A proposito di predizioni, ce n'è una ancora più esplicita. Una dichiarazione che, letta oggi attraverso le lenti dello scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, suona ancora più profetica. La pronuncia Grillo alla fine del 2012, proprio prima dello sbarco in Parlamento dei grillini. Il comico è in giro per l'Italia con il #Massacrotour, alle prese con la raccolta firme per presentare le liste delle elezioni politiche che si svolgeranno a marzo del 2013, quando un attivista gli chiede quale sarà il futuro dei Cinque Stelle. Questa la risposta del Garante: «Il futuro del M5s è sciogliersi. Quando noi avremo anziché il 20% dei consensi il 100%, quando i cittadini saranno diventati istituzioni, noi non avremo più senso». E i due esempi più lampanti di cittadini diventati istituzioni sono Conte e Di Maio. L'avvocato sconosciuto ai più che si è ritrovato presidente del Consiglio di due governi, l'ex studente fuori corso della provincia napoletana che a 35 anni può vantare il cursus honorum di un veterano della politica. Vicepresidente della Camera, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, vicepremier, ministro degli Esteri.

Suona come una profezia anche un'altra frase di Casaleggio senior, contenuta nel libro «Il Grillo canta sempre al tramonto», pubblicato nel 2013. «Non basta osservare quello che il MoVimento fa o non fa. Se uno ci crede deve diventare attivo, altrimenti perderemo, altrimenti è inutile votarci. In parlamento saremo magari cento, ma saremo dieci milioni fuori», la riflessione del cofondatore del M5s. Nove anni dopo ci troviamo di fronte a un partito fortissimo in Parlamento, con 227 eletti, ma i sondaggi sono in calo costante e il ricorso alla democrazia diretta digitale è sempre più raro.

Ma come siamo arrivati al big bang? L'impressione è che l'unica decrescita propiziata da Grillo sia stata quella infelice dei voti del Movimento. E se è stato lui, al battesimo del fuoco del 2013, a trascinare la sua banda di carneadi verso un sorprendente 25%, è stato sempre lui a benedire tutti i salti della quaglia del M5s al potere.

Dopo l'altro boom del 2018, il demiurgo del Vaffa, il profeta dell'antipolitica, ha dato il via libera prima alla creazione di un governo con la Lega e poi di uno con i nemici storici del Pd. Infine il capolavoro: entrare in un esecutivo di larghissime intese con a capo l'ex governatore della Bce Mario Draghi, definito per l'occasione un «grillino» dall'uomo che mandava a quel paese le banche, l'Europa e tutti i partiti. Per questo non deve meravigliare la dissipazione del consenso pentastellato a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Dal 32% delle politiche del 2018 al 17% delle europee dell'anno successivo. Fino alle migliaia di voti persi alle comunali, con la caduta delle due roccaforti di Roma e Torino conquistate nel 2016 e passate al Pd nel 2021.

La storia del grillismo è da manuale di Scienza delle distruzioni.

Anche se, come spiega al Giornale Nicola Biondo, ex spin doctor dei Cinque Stelle alla Camera, giornalista e autore dei libri Supernova e Il Sistema Casaleggio, «per quanto riguarda la comunicazione la profezia dello scioglimento del M5s in altri partiti si è già avverata, basti pensare alle tecniche di Luca Morisi per Salvini, a Tommaso Longobardi, guru social di Giorgia Meloni che ha iniziato alla Casaleggio Associati e all'influenza che in un certo periodo ha avuto la comunicazione di Rocco Casalino persino su una parte del Pd».

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