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Finalmente Habemus Papam: così Francesco onora la Chiesa

Subito dopo l'assassinio Vittorio Sgarbi inviò una lettera al Pontefice chiedendo di santificare la vittima

Finalmente Habemus Papam: così Francesco onora la Chiesa

Habemus Papam. Per chi, di fronte alla libertà di pensiero e alla estemporanea capacità di stupire di papa Francesco, avesse dubitato della sua integra fede e della sua ortodossia cristiana (ne è esempio il paradosso sugli ortodossi), la notizia dell'avvio, davanti alla Congregazione per la dottrina della fede, della causa di beatificazione, per padre Jaques Hamel, è uno straordinario segnale di questo papa libero e insieme interprete fedele della religione di Cristo e di San Francesco, in favore della chiesa dei martiri.

Io ne sono particolarmente lieto perché, all'indomani di quel crimine, letteralmente «in odium Fidei», scrissi una lettera aperta al Papa, per chiedergli, quasi perentoriamente (ma era evidentemente una mia presunzione) quello che temevo non avrebbe fatto: santificare padre Jacques.

Erano i giorni in cui, quasi pazzeggiando, come talvolta, per celia, fa con i giornalisti, il papa, nel tentativo di sdrammatizzare le tragiche vicende di attentati e violenze da parte di fanatici musulmani, aveva più o meno dichiarato che gli assassini non erano soltanto fra gli islamici, ma anche tra i cristiani, facendo riferimento a quanti fra noi uccidono la moglie o la suocera.

Anche a molti sacerdoti e pastori sembrò eccessivo e sproporzionato il paragone. Io dubitai ancora che in lui potesse emergere limpidamente il cristiano che il 3 febbraio del 2015, seguendo un impulso di papa Benedetto XVI al postulante della causa, aveva elevato alla gloria degli altari, come beato, il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, riconoscendone il martirio «in odium fidei». E, invece, Francesco mi ha ascoltato, o meglio, senza accusarne ricevuta, ha interpretato il mio desiderio e la mia sollecitazione.

Gli argomenti erano semplici: per la sua fede padre Hamel è stato ucciso durante la messa, avendo vissuto 86 anni di assoluto amore e fiducia in Dio. Fiducia nella Sua esistenza a vantaggio degli uomini. E con Dio è morto: la sua testimonianza, in chiesa, realizza compiutamente l'essenza del sacerdozio che, nella celebrazione della messa e della comunione, identifica il prete con Gesù. Propriamente, nella comunione, il sacerdote è Gesù. In questo specifico caso lo è fino al sacrificio estremo, riproducendo nella sua morte la passione di Cristo. Crocifisso Gesù, sgozzato padre Jacques. Il martirio li rende una sola persona, nel sangue comune di Cristo, per coincidenza, per sovrapposizione, non per rappresentazione liturgica.

Il Papa non può soltanto pregare, deve agire, innalzare il simbolo della fede e consacrare Padre Jacques santo. Santo subito, nella più piena imitazione di Cristo.

Nella chiesa di sant'Etienne è stato ucciso un uomo, un cristiano, un sacerdote, per odio religioso. E non è stato semplicemente un crimine contro la fede, ma un attentato alla libertà religiosa. E questo non vale soltanto per i cristiani, ma per tutti gli uomini che credono nelle loro idee, ma non militano in un una religione totalitaria. Con l'assassinio di padre Hamel si è tornati, in Occidente, davanti a un calvario, al tempo dei martiri.

E il Pontefice ha reagito schierando contro il male, contro il diavolo, i suoi martiri, senza invocare passivamente la pace e neanche il perdono per gli assassini. Essi non devono essere perdonati. Oggi Papa Francesco riconosce il giusto davanti al mondo. Ne innalza il martirio. I cristiani devono combattere per la pace, non invocarla inerti. La Chiesa che consacra beato padre Hamel, riacquista la sua universalità, valorizza il martirio come simbolo. Perché ogni uomo ucciso, per le sue idee, come per la sua fede, è Cristo.

press@vittoriosgarbi.it

Twitter: @VittorioSgarbi

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