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Il flirt di Giggino con i grandi giornali: "Vuole usarli per arrivare al potere"

Un ex collaboratore svela la nuova linea: fioccano le interviste al capo

Il flirt di Giggino con i grandi giornali: "Vuole usarli per arrivare al potere"

È la stampa, bellezza. Il M5s a guida Luigi Di Maio, tra un viaggio all'estero, un inchino al Vaticano e un giretto nel Nord produttivo, ha scoperto anche il fascino delle rotative. Soprattutto di quei giornali che, secondo il candidato premier grillino, contano davvero. Il capo politico del M5s da tempo è impegnato in una strategia di accreditamento nei confronti dell'establishment che passa, volente o nolente, attraverso un rapporto meno bellicoso con la cosiddetta «grande stampa». E il flirt è ricambiato. Tra novembre e dicembre Luigi Di Maio ha inanellato un bel tris di interviste.

Il 7 novembre scorso, a margine del teatrino sul confronto televisivo con Matteo Renzi e alla vigilia della sua ultima missione negli Usa, Di Maio si concede al Corriere della Sera. E spiega: «La vera sfida ora è coinvolgere coloro che non vanno a votare in un progetto di partecipazione attiva. Non chiediamo loro di votarci, ma di farsi promotori di progetti per migliorare le proprie città e le proprie regioni». In assenza di notizie, questa frase, un po' banale, diventa il titolo dell'intervista pubblicata dal quotidiano di Via Solferino. Di Maio si rivela un grande esperto nella specialità del dribbling della domanda e sfodera la sua migliore grisaglia democristiana quando, nello stesso colloquio col Corriere, dice che non servono azioni clamorose di protesta per «mandare a casa i vecchi partiti». E un bel «vaffa» a quel burlone di Beppe Grillo che i giornalisti se li vuole «mangiare per poi vomitarli».

I due, infatti, da sempre la pensano in modo molto diverso sul dossier «rapporti con la stampa». Un ex collaboratore di Di Maio al Giornale la racconta così: «Luigi mal sopportava l'astio di Grillo nei confronti dei giornali, perché li considera, insieme alla Rai, uno strumento per arrivare al potere. Che è sempre stato il suo unico obiettivo». La doppietta del capo politico arriva il 29 novembre. Quando Di Maio sceglie di nuovo il Corrierone per strombazzare ai quattro venti: «Farò anche io le parlamentarie, correrò in Campania, e quando arriveremo al governo taglieremo 400 leggi». E precisa che lui e l'ex fidanzata Silvia Virgulti sono «rimasti amici». Perché il nuovo grillismo di Di Maio vuole apparire «moderato» pure sotto le lenzuola. Passa poco più di una settimana e il candidato premier del Movimento si traveste da europeista. E ci tiene a farlo sapere attraverso l'austera Stampa di Torino. È il 7 dicembre e il leader grillino nuovo di zecca dice: «L'Europa può salvarci, è un veicolo per portare i popoli verso una qualità di vita e un benessere maggiore». E poi: «Vogliamo restare nell'Ue e senza ultimatum». Ma non c'è solo Di Maio: il 13 novembre il Corriere Economia intervista Davide Casaleggio con lo scopo di fargli spiegare «l'intelligenza artificiale». Cioè proprio uno dei settori principali della Casaleggio Associati. E pensare che il padre Gianroberto Casaleggio nel 2014 profetizzava: «In Italia i giornali spariranno nel 2027».

Ma il visionario non aveva vaticinato la trasformazione della sua creatura politica.

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