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La follia dei "giochi gender" bimbi travestiti da bimbe

Bimbi travestiti da bimbe. E per verifica gli alunni possono "confrontarsi" a vicenda. Ma i genitori insorgono: "Proposti discorsi aberranti"

La follia dei "giochi gender" bimbi travestiti da bimbe

Il gioco del «gender» approda negli asili di Trieste con un finanziamento della Regione e la benedizione del Comune governati dal centro sinistra scatenando un putiferio. «Ho letto i testi di questo gioco del rispetto, come viene chiamato e sono aberranti» spiega a il Giornale, Amedeo Rossetti, il primo genitore insorto. «Negano che ci siano discorsi sull'ideologia gender però fanno travestire i maschietti da femmine e viceversa e poi filmano brevi interviste per farli dire come si sentono» sostiene il papà che ha denunciato il caso.

Sempre più genitori cominciano a preoccuparsi ed il settimanale cattolico del capoluogo giuliano, Vita nuova da voce alla protesta. Fabiana Martini, che si firma come «Vicesindaca» risponde difendendo a spada tratta «il gioco del rispetto», che è stato pure presentato al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Però non fa parte del Piano formativo ufficiale.

«Il gioco del rispetto - scrive Rossetti su Vita nuova - viene presentato con finta trasparenza ai genitori, mediante generici avvisi affissi nelle bacheche, che introducono il tutto parlando di «sensibilizzazione contro la violenza sulle donne», come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore».

Nell'opuscolo informativo si legge che il «gioco» serve «a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».

I genitori hanno cominciato a preoccuparsi quando è saltato fuori lo sdoganamento del gioco del dottore negli orari di asilo. «Ovviamente i bambini/e possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell'area genitale - recita il gioco del rispetto - È importante confermare loro che maschi e femmine sono effettivamente diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili ma che tali differenze non condizionano il loro modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con gli altri/e».

Sul sito che presenta il «gioco» adottato dal 2013 in 4 asili del Friuli-Venezia Giulia in maniera sperimentale si legge che «il rispetto di genere ha senso insegnarlo già ai bambini di 3 anni e che gli stereotipi si possono combattere, anzi, si DEVONO combattere proprio a quell'età. Oggi i bambini e le bambine di quelle scuole parlano di “pompieri e pompiere” di “piloti e pilote” di “calciatori e calciatrici”, al punto da domandare, in occasione della trasmissione dei mondiali di calcio, per quale ragione non stesse giocando nessuna femmina».

La Vicesindaca Martini ha ribattuto alle critiche con un biblico comunicato stampa sostenendo, al contrario, che «il Gioco del rispetto è un progetto completamente estraneo al recente e controverso dibattito sul gender». Settanta maestre hanno adottato la contestata iniziativa ludico-didattica ed i genitori dovranno autorizzare i propri figli per iscritto. Silvio Brachetta, sul settimanale della Diocesi, ha commentato senza giri di parole, che «c'è il tentativo, occultato ma evidente non tanto di insegnare il rispetto tra le persone, ma d'indurre la nota “ideologia del gender”, che prevede l'assoluta libertà di scegliersi il sesso a capriccio».

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