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Forza Italia calamita: Berlusconi arruola pure il centrista Zanetti

L'ex viceministro passa col centrodestra. Monti si ricrede: "Il Cav trasmette più fiducia di Renzi"

Forza Italia calamita: Berlusconi arruola pure il centrista Zanetti

Silvio Berlusconi lavora all'allargamento del centrodestra e ieri pomeriggio, ad Arcore, ha incontrato il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti. Un lungo colloquio, e piani per il futuro, nati da un accordo tra il leader azzurro e colui che dal 2015 ha preso le redini del partito fondato da Mario Monti. «Dopo il patto già siglato per le elezioni siciliane - spiega uno dei più stretti collaboratori del Cavaliere- per il sostegno della candidatura del tandem Musumeci-Armao, si è arrivati alla decisione che il gruppo di Zanetti approderà nella grande famiglia del centrodestra».

Commercialista veneziano ed ex viceministro dell'Economia nel governo Renzi, Zanetti ha rinunciato alla riconferma nel governo Gentiloni, in polemica con il nuovo esecutivo e ha sostenuto una serie di battaglie, come quella contro Equitalia e i suoi metodi vessatori verso i cittadini, che lo hanno avvicinato alle posizioni del centrodestra. Oggi, l'ingresso nello schieramento diventa ufficiale.

E un encomio a Berlusconi arriva anche dall'ex premier Mario Monti che, intervistato a Di Martedì ammette: «Devo dire che la tenacia, la determinazione, la fiducia in se stesso che riesce a trasmettere, sono ammirevoli. Sia Berlusconi sia Renzi hanno moltissima fiducia in loro stessi, ma ho l'impressione che il primo riesca a trasmetterla più del secondo».

Le alleanze, le candidature, gli equilibri di coalizione, la strategia elettorale. Berlusconi sa bene che tutto è legato alle regole del voto e, finché non si capirà se si farà una nuova legge, rimarranno troppe incertezze nel centrodestra. Ecco perché lo sforzo è massimo per smascherare il gioco del Pd che, come ha fatto ieri, apre alla ripresa del confronto alla Camera sul modello tedesco naufragato a giugno, ma poi mette i bastoni tra le ruote con il nodo dell'Svp e dei collegi in Trentino Alto Adige.

L'input del leader azzurro ai suoi è di fare ogni sforzo per riavviare il confronto, partendo dal testo andato in aula con l'accordo di FI-Lega-Pd-M5S. Ieri, al tavolo del centrodestra a Montecitorio per trovare una proposta comune, l'indicazione di Berlusconi ha avuto il consenso della Lega, per bocca di Giancarlo Giorgetti, il numero due dopo Matteo Salvini. Le resistenze maggiori però arrivano da Fratelli d'Italia.

Così, la riunione sulla legge elettorale rimane «interlocutoria» e si aggiorna in attesa dell'ufficio di presidenza dei dem, che deciderà la linea da portare avanti in Commissione. «Aspettiamo le mosse del Pd», dicono dal centrodestra. Oggi ci sarà la conferenza dei capigruppo a Montecitorio sul calendario di settembre e poi la presidente della Camera Laura Boldrini e la Giunta per il regolamento dovranno trovare una via di uscita.

«Una bega della maggioranza - protesta l'azzurro Francesco Paolo Sisto-non può fermare un percorso su una legge centrale come quella elettorale. Il tema posto dal Pd non è ostativo, visto che può essere superabile grazie al sistema bicamerale, in Senato».

Per Fi, i dem cercano pretesti per prendere tempo e affossare l'operazione. Il sospetto è che si voglia anticipare il voto, chiudendo la legislatura dopo l'approvazione della legge di Bilancio, come dice il dem Francesco Boccia e prima di lui aveva fatto il renziano Ettore Rosato.

Eppure, sono forti le pressioni, ufficiali e informali, dal Quirinale e dalla Corte costituzionale per uniformare le due leggi elettorali diverse tra Camera e Senato, prodotto entrambe dalle bocciature della Consulta, prima del Porcellum e poi dell'Italicum.

L'Alta Corte, spiega Enzo Cheli, vicepresidente emerito della Consulta, ha «lasciato in vita due sistemi perfettamente costituzionali e operativi, ma c'è il rischio di ottenere due risultati opposti per i due rami del Parlamento».

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