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Forza Italia fa quadrato: "Temono il Cav"

Il Cavaliere si tira fuori dalle polemiche sulla delega fiscale: "Non ho chiesto niente". Il partito: coincidenza sospetta col suo ritorno

Forza Italia fa quadrato: "Temono il Cav"

Roma - Lo stupore e l'amarezza per il modo in cui è stato tirato in ballo nella cosiddetta norma «salva-Berlusconi» - codicillo di cui assicura era completamente all'oscuro - inizia a stemperarsi. Chi ha avuto occasione di parlare con l'ex premier - che ieri ha incontrato ad Arcore i capigruppo per discutere dei prossimi delicati appuntamenti d'Aula - assicura che nelle sue conversazioni la questione ha assunto un'incidenza assolutamente marginale. «Io non ho chiesto nulla e non ne sapevo nulla» ripete, facendo notare che il suo affidamento ai servizi sociali è ormai prossimo alla scadenza.

Certo è inevitabile che qualche ragionamento sulle possibili conseguenze politiche del pasticcio contenuto nella delega fiscale entri nelle conversazioni quotidiane. Dentro Forza Italia c'è ancora chi ipotizza l'azione di una manina sapiente, in sostanza un maldestro tentativo di boicottaggio del Patto del Nazareno, anche se pensare di far passare di soppiatto una norma di quel tipo somiglia molto a una ipotetica dell'irrealtà. «Evidentemente volevano mettere in imbarazzo Renzi alla vigilia della partita del Quirinale», dicono dall' inner circle azzurro. C'è chi sottolinea la mancanza di leadership renziana: «Il sottotesto di questa vicenda è che la norma è sì utile all'Italia, ma non si può fare perché esiste una remota possibilità che possa essere di aiuto a Berlusconi. Un po' come il marito che si taglia gli attributi per fare dispetto alla moglie. Insomma pur di evitare il rientro in politica di Berlusconi si pensa di modificare una norma giusta, e poco importa che così si espongano tutti i cittadini a processi per fatti di rilievo minimale».

Ma c'è anche un altro punto di vista più rassicurante su cui tutti in Forza Italia si soffermano. Ovvero dopo mesi in cui i commentatori hanno annunciato l'irrilevanza politica del leader azzurro, appena si è paventato il suo possibile rientro in campo a pieni giri è subito scattato il riflesso autodifensivo di sempre, un fitto fuoco di sbarramento di accuse e polemiche. Insomma, è la conclusione del ragionamento, «Berlusconi fa ancora paura, meglio non renderlo competitivo e non averlo sul campo ad armi pari». Le parole ufficiali del partito si concentrano sull'eclatante caso della «retromarcia ad personam». Sceglie l'ironia Deborah Bergamini. «Visto che è partita la caccia grossa ai provvedimenti potenzialmente favorevoli a Berlusconi, perché non abrogare, ad esempio, anche il Jobs Act? In fondo, Berlusconi come imprenditore potrebbe trarre qualche vantaggio dagli sgravi per le nuove assunzioni». Alessandro Cattaneo invita a interrogarsi su un unico punto: «Se la norma in questione sia una norma giusta oppure no». Stefania Prestigiacomo chiede al premier di scegliere se stare «dalla parte del Paese o dei sabotatori».

E Ignazio Abrignani si chiede se si arriverà al punto di «istituire un dipartimento a Palazzo Chigi per verificare se una norma è pro o contro Berlusconi».

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