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Forza Italia rilancia il patto con le imprese. Leghisti stanchi dei 5s

Boccia con i berlusconiani: «Serve realismo» Metà base del Carroccio vuol tornare col Cav

Forza Italia rilancia il patto con le imprese. Leghisti stanchi dei 5s

C'è aria di stangata. «Sulla testa e sulle tasche dei cittadini pende il peso di una manovra da decine di miliardi», dice Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Tra Iva, tagli e clausole di salvaguardia, si profila infatti una legge di bilancio lacrime e sangue. «La grande sfida - spiega Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria - sarà la manovra di autunno. E dove si trovano le risorse? Forse è arrivato il momento di fare un bagno di realismo». L'obiettivo è salvare il Paese dal baratro e per riuscirci Fi propone un grande patto alle imprese e alle associazioni di categoria.

A meno di un mese dalle Europee, i numeri dell'economia dimostrano, come sostiene Renato Brunetta, «il fallimento dell'azione di governo». Altri numeri, quelli dei sondaggi, testimoniano lo scollamento tra i gialloverdi. La Lega, dopo un po' di alti e bassi, secondo Emg Acqua per Agorà resta il primo partito, con il 32 per cento, dieci punti più di M5s e del Pd. Forza Italia è sul dieci, ma Antonio Tajani non si accontenta: «Sono ambizioso e spero in qualcosa di più». Agi-Youtrend segnala una flessione della maggioranza e a Porta a Porta secondo Piepoli la metà degli elettori del Carroccio vuole tornare ad allearsi con il Cavaliere. Per Euromedia invece i leghisti che sperano nella rinascita dopo il voto del centrodestra unito sono il 62,7 per cento.

Insomma, ce n'è abbastanza per lavorarci su. Forza Italia comincia aprendo «il cantiere delle idee e del programma» e incontrando i rappresentati delle associazioni di categoria: Confindustria, Confcommercio, Coldiretti, Confagricoltura, Confesercenti, Confedilizia, Confapi, Confcooperative, Confederazione Italiana Agricoltori, Cna. Per Boccia i conti pubblici sono sempre a rischio, «non basta un decimale per dire che è fatta e che siamo fuori dai guai». E pure per Brunetta «non c'è proprio nulla da festeggiare, visto che siamo ancora in recessione». Preoccupazioni condivise dal Quirinale. «Le incertezze e le tensioni - ha detto Sergio Mattarella il primo maggio - hanno costretto a una revisione al ribasso delle previsioni di crescita». Per il capo dello Stato occorre abbassare le tasse sul lavoro e «tutelare il risparmio degli italiani», tenendo «in equilibrio i programmi di spesa con finanziamenti realistici».

«E noi - spiega la Gelmini - ripartiamo dalle categorie e dai ceti produttivi, troppo spesso ignorati da Palazzo Chigi, per costruire un nuovo patto per lo sviluppo per ridurre il costo del lavoro. Il tema economia viene declinato in maniera fallimentare da Di Maio e soci. Serve una ricetta di centrodestra». Aggiunge Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: «Il governo è assolutamente deficitario. Il decreto dignità, ad esempio, reca un titolo che è assolutamente un ossimoro rispetto ai suoi contenuti. Hanno ritenuto di dover dettare agli imprenditori le modalità di come assumere i collaboratori, siamo completamente fuori strada. Adesso arriva il decreto crescita che, nella parte migliore, si limita a correggere alcuni errori fatti nella legge di bilancio e nient'altro. Un provvedimento senza prospettiva. Eppure è adesso che si gioca il nostro futuro».

Da qui l'esigenza di un patto con il mondo produttivo «Il governo - conclude Tajani - litiga molto e non risolve nulla.

Noi stiamo costruendo la grande famiglia del popolarismo europeo per creare l'alternativa».

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