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La Francia onora i vignettisti e processa il comico Dieudonné

L'umorista arrestato per apologia del terrorismo per la frase: "Sono Charlie Coulibaly". Il premier Valls: "La sua non è libertà di opinione ma reato". Scarcerato in serata

La Francia onora i vignettisti e processa il comico Dieudonné

Questo show non deve più andare avanti. La Francia dopo la strage non è più dell'umore giusto per il comico al vetriolo Dieudonné M'bala M'bala. E così ieri mattina, proprio nel giorno in cui il Paese onorava quei vignettisti che per la libertà hanno pagato con la vita, dieci poliziotti entravano a casa dell'umorista per arrestarlo. La Francia ha due facce.

Da un lato le lunghe file alle edicole, tre milioni di copie esaurite, tutti a rendere omaggio ai vignettisti che della «libertè» hanno fatto la loro bandiera. E dall'altro lato l'arresto - per alcuni paradossale- di Dieudonné, anche lui uno che è abituato ad andar giù pesante con la satira. E oggi c'è chi si chiede dove sta il confine, tra satira e cattivo gusto, tra offesa e apologia. Tra lecito e reato.

Lunedì era partita l'inchiesta del Tribunale di Parigi per «apologia del terrorismo» nei suoi confronti. La Francia non gli perdona quella affermazione «Charlie Coulibaly» storpiando così lo slogan «Je suis Charlie» per inserire il cognome del terrorista del supermercato di Porte de Vincennes.

A niente è servita la lettera aperta di Dieudonné al ministero dell'Interno proponendogli di «fare la pace» ma presentandosi al tempo stesso come un martire dello «Stato». Il premier Manuel Valls da parte sua è intervenuto ricordando che non bisogna «confondere la libertà di opinione con l'antisemitismo, il razzismo, il negazionismo». Questi ultimi, così come «l'apologia del terrorismo», ha detto, «non sono opinioni, sono reati».

È girato il vento; il Paese è ferito e non perdona più. Sì perchè il comico che oggi indigna all'inizio scaldava molto e faceva ridere i francesi, soprattutto a sinistra, per poi diventare sempre più radicale e approdare a un antisemitismo aggressivo. Dieudonnè non è nuovo al mestiere. Già nel settembre scorso era stato indagato per apologia al terrorismo per un video in cui ironizzava sulla decapitatzione del giornalista americano James Foley.

Una carriera pesante la sua, basata su ironie pesanti sull'olocausto, spettacoli con inviti ai più famosi negazionisti, Bin Laden che dal palco viene definito «il personaggio più importante della storia contemporanea». Condannato più volte per incitazione all'odio razziale, l'anno scorso Dieudonné ha battagliato a lungo con l'allora ministro dell'interno Manuel Valls. Oggetto del contendere, lo spettacolo dal titolo «Le mur» che il governo ha fatto di tutto per bloccare.

Il 6 gennaio 2014 il governo francese aveva invitato prefetti e sindaci a impedire lo svolgimento degli spettacoli del comico per i loro contenuti antisemiti, l'allora ministro dell'interno Manuel Valls inviò una circolare a tutti i prefetti per ricordare gli strumenti giuridici per vietare lo spettacolo.

«Ridicole», una forma di «persecuzione di questo artista». È quanto afferma il legale dell'umorista, Jacques Verdier, ai microfoni di TF1. «Si sbagliano di obiettivo, in questo momento c'è di meglio da fare per combattere il terrorismo». Dieudonnè non è solo. In Francia sono stati aperti 54 procedimenti per «apologia del terrorismo». Otto persone sono state convocate dalla polizia giudiziaria, altre otto saranno processate per direttissima e tre restano in stato di fermo.

La condanna più dura finora, 4 anni di detenzione, è per un uomo di 34 anni arrestato nel nord della Francia, che dopo aver provocato un incidente guidando ubriaco aveva urlato ai poliziotti che «ci vorrebbero più Kouachi». Degli oltre 50 fascicoli aperti dalla giustizia francese negli ultimi giorni, 20 si sono già tradotti in un'inchiesta e 5 condanne sono già state pronunciate.

Brutti segnali, anche se il comico è stato scarcerato e ieri sera è andato in scena.

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