Politica

Il funerale di Roma

I romani sono disgustati, speriamo che questo sia l'ultimo atto di una amministrazione priva di dignità e di spirito di servizio

Il funerale di Roma

Siamo talmente buoni e buonisti, noi italianuzzi, da essere riusciti nell'originale impresa di santificare anche Vittorio Casamonica, un tipo non qualunque, ma addirittura il re di Roma, come si evince dal manifesto che ne annunciava la morte, ovviamente prematura. Gli abbiamo fatto un funerale con i fiocchi: sei cavalli, un carro funebre sontuoso, un po' cafone, ma di lusso, roba che si riserva di norma ai ricchi sfondati. La fastosa cerimonia si è svolta, manco a dirlo, dove trionfa la neomafia che tiene in scacco la capitale (Campidoglio compreso) e davanti alla quale si è inchinata, e forse ancora si inchina, la politica di ogni colore e tendenza.

Tutto ciò fa ribrezzo, ma è in sintonia con il costume della Città Eterna ed eternamente mignotta. Casamonica aveva le carte in regola per salire agli altari: un capobastone di simile cattiva reputazione non si trova facilmente. Nella vita e nella malavita egli si era fatto rispettare al punto da essere idolatrato.

Le esequie sono avvenute in una bella chiesa affollatissima di picciotti, ammiratori e sudditi degli alti ranghi della criminalità. Il parroco ha benedetto la salma consegnandole in anticipo le chiavi del paradiso dove, è noto, hanno accesso coloro che pagano salata la funzione. Erano presenti i vigili urbani; la questura ha autorizzato il corteo e il clero ha abbozzato: d'altronde alle pecorelle smarrite e ai montoni criminali non si nega uno spruzzo di acqua santa né una messa utile a spalancare le porte del cielo a chi in terra ha compiuto reati infamanti.

Dio perdona e le autorità municipali pure, sindaco in testa. Le quali autorità adesso non ci vengano a dire che l'addio pubblico al formidabile mafioso li ha colti di sorpresa. Sapevano della cerimonia e hanno taciuto, pertanto l'hanno approvata; e se fanno i finti tonti è solo perché tardivamente si sono resi conto di aver rimediato una figuraccia da peracottari. Stracciarsi le vesti a babbo morto è un esercizio ipocrita, l'ostentazione di un pentimento a cui nessuno crede e che puzza di imbarazzata e imbarazzante giustificazione.

Il funerale di Casamonica è anche il funerale della giunta del Comune di Roma, l'ultimo atto - almeno si spera - di una amministrazione incapace di agire con dignità e di servire la disgustata cittadinanza, che non va confusa in blocco con le turpitudini di cui è stata vittima negli ultimi anni, molti per la verità.

Osservazione finale. Cosa c'entrano sfarzose onoranze funebri di rito cattolico con un padrino della peggior specie, quale era il de cuius in oggetto? Un mistero della fede o un errore madornale commesso dal parroco? Propendiamo per la seconda ipotesi, anche perché il medesimo parroco si è affrettato a dichiarare che, se tornasse indietro, rifarebbe il funerale tale e quale a quello che ha fatto. È sicuro di essersi attenuto alla volontà del Signore?

Quanto accaduto comunque è lo specchio della realtà attuale di Roma: una metropoli che sopporta qualsiasi nefandezza senza battere ciglio.

Si è abituata all'immondizia dei cassonetti quanto a quella di una cassa da morto.

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