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"Fuori i filo-russi dall’Italia". Pd presenta interrogazione bavaglio ad Alfano

Il Pd chiede la chiusura del Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk, recentemente inaugurato a Torino per portare anche in Italia la voce della popolazione del Donbass

"Fuori i filo-russi dall’Italia". Pd presenta interrogazione bavaglio ad Alfano

Lo scorso mese avevamo raccontato dell’apertura, a Torino, del primo Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk (Dnr) in territorio italiano allo scopo di «informare l’opinione pubblica sugli orrori di una guerra dimenticata»: quella che - dal 2014 ad oggi - si combatte in Europa, nell’est filo-russo dell’Ucraina, nel più totale disinteresse dei media.

L’iniziativa, sostenuta da un nutrito gruppo di consiglieri ed eurodeputati del centrodestra (dalla Lega Nord a Fratelli d’Italia e Forza Italia), era stata immediatamente bollata come «atto vergognoso» dai Radicali Italiani. Secondo il partito di Riccardo Magi, in realtà, si tratterebbe di un’organizzazione che, sotto le mentite spoglie di associazione culturale, riceve «finanziamenti occulti provenienti da Mosca con il fine di destabilizzare il sistema democratico». Accuse pesantissime, cadute poi nel vuoto.

A riaccendere le polemiche, in questi giorni, è un’interrogazione parlamentare presentata da alcuni esponenti piemontesi del “defunto” governo Renzi. Come riporta l’Ansa, infatti, i deputati piddini Ma​ttiello, Boccuzzi, D’Ottavio, Fregolent, Bragantini e Rossomando hanno «stigmatizzato la decisione grottesca di aprire una sedicente rappresentanza a Torino della autoproclamata Repubblica di Donetsk». L’interrogazione - al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e degli Esteri - chiede se l’apertura del Centro non sia in «palese contrasto con le scelte di politica estera del nostro Paese e dell’Ue» e quali misure, nell’ambito delle rispettive competenze, i ministri intendano assumere. L’Italia, infatti, si prepara ad inviare 150 militari al confine con la Russia, in Lettonia, allo scopo di rafforzare gli assetti difensivi nei Paesi del nord-est dell’Alleanza.

«E’ orgogliosamente in contrasto con la politica estera dei governi Renzi/Gentiloni e della Ue, destinati a durare ancora poco di fronte al voto popolare»: non si fa attendere la replica del presidente della Rappresentanza Dnr in Italia, il consigliere regionale di FdI Maurizio Marrone, che accusa i deputati del Pd d’inseguire «i loro cuginetti democrats americani in questa assurda nuova guerra fredda scatenata in Europa, dove pretendono di schierare anche i nostri soldati contro la Russia».

Come riporta l’agenzia Dan News, anche Natalia Nikonorova, ministro degli Esteri dell’autopoclamata Repubblica di Donetsk, si è inserita a gamba tesa nella querelle affermando che «qualsiasi pressione o influenza politica, come la richiesta di chiusura del Centro, rappresenta una palese censura e discriminazione, oltre che una mancanza di rispetto dei diritti umani e delle libertà democratiche».

«Perché – le fa eco Marrone – la Rappresentanza Dnr in Italia è un’associazione di diritto privato, riconosciuta ufficialmente dal governo repubblicano di Donetsk. Il riconoscimento internazionale delle Repubbliche Popolari del Donbass non è un presupposto di esistenza del Centro di Rappresentanza, bensì il suo obiettivo finale».

Insomma, i “nemici” del Centro, sembrano costretti a mettersi l’anima in pace.

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