Politica internazionale

G20, Meloni tra Cina, chip e migranti

Oggi i bilaterali con il cinese Qiang (sulla Via della Seta), l'indiano Modi e il coreano Suk-yeol

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Quello che si apre oggi a New Delhi sarà un G20 segnato dall'assenza di Putin, Xi Jinping e Zelensky (che a differenza del summit di Bali dello scorso anno non è stato invitato come «ospite»). Un vertice con all'orizzonte il rischio concreto che per la prima volta nella storia di questo forum, nato nel 1999, non si riesca a trovare l'intesa per un comunicato finale condiviso da tutti i partecipanti.

Giorgia Meloni è atterrata in India già ieri mattina e - fanno sapere fonti diplomatiche italiane - il nostro governo farà il possibile per sostenere gli sforzi del padrone di casa Narendra Modi per superare lo scoglio che ancora divide i Venti grandi, cioè l'invasione russa dell'Ucraina. Roma - è la linea della nostra diplomazia - ha «tutto l'interesse al successo del vertice, dal punto di vista bilaterale, multilaterale e come prossima presidente del G7», in programma a metà giugno a Borgo Egnazia, in Puglia. La premier interverrà in due delle tre sessioni del G20: oggi al panel «One earth» su clima, energia, ambiente e sviluppo sostenibile e domani mattina al tavolo «One future» su transizione digitale, riforma delle istituzioni multilaterali e intelligenza artificiale. A margine, come è consuetudine di questi summit, una lunga serie di incontri bilaterali.

Meloni ha iniziato già ieri, con un lungo faccia a faccia con il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak, con cui in questo primo anno a Palazzo Chigi la premier ha creato un rapporto solidissimo. Tra i temi sul tavolo, non solo i dossier chiave del G20 ma anche la necessità di un avvicinamento strategico fra Europa e Paesi africani, a partire da quelli del Golfo Persico. Un confronto che può essere favorito da Stati come il Quatar (dove Meloni farà tappa di rientro dall'India) e gli Emirati Arabi Uniti (dove è stata a marzo) e che ha l'obiettivo di porre un freno ai flussi migratori dall'Africa («vogliamo intensificare la nostra cooperazione sui migranti», ha detto). E in quest'ottica la premier considera determinante anche il cosiddetto piano Mattei, che sarà tra i principali dossier che Meloni affronterà nel viaggio in Congo e Mozambico che ha in programma a metà ottobre.

Nell'agenda della presidente del Consiglio sono in programma anche un bilaterale con Modi e uno con il presidente coreano Yoon Suk-yeol (con cui affronterà la questione della produzione di chip in Europa), mentre non è ancora certo il faccia a faccia con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. L'incontro chiave, però, sarà quello che avrà oggi con il primo ministro cinese Li Qiang, che rappresenta Pechino dopo che Xi Jinping ha declinato l'invito di Modi. Un faccia a faccia, sottolineano fonti italiane, chiesto dalla diplomazia cinese e che sarà inevitabilmente focalizzato sulla Via della Seta. È improbabile che Pechino provi nuovamente a convincere Roma a non abbandonare il memorandum, visto che è ormai chiaro che l'Italia si appresta a mettere nel cassetto il pacchetto di accordi strategici sottoscritto nel 2019 da Giuseppe Conte. Il punto, più probabilmente, è concordare insieme le modalità di uscita. Al di là delle ricadute commerciali, infatti, la preoccupazione di Pechino è soprattutto politica, visto che l'Italia era il solo Paese del G7 che aveva aderito al progetto. Per la Cina, insomma, una bandierina importante da spendere sul piano delle relazioni internazionali che ora verrà inevitabilmente a mancare. Con grande soddisfazione di Washington, circostanza che evidentemente non entusiasma affatto Xi Jinping. È proprio su questo fronte che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fornito rassicurazioni nella sua recente visita a Pechino.

Ma la questione non è ancora chiusa se i cinesi hanno chiesto un incontro con Meloni e se il viaggio della premier in Cina inizialmente in programma per fine anno pare al momento congelato.

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