Politica

Galantino, l'uomo forte dei vescovi si incorona leader del partito del Sud

Lavoro e basta assistenzialismo: le parole d'ordine del segretario della Cei

Galantino, l'uomo forte dei vescovi si incorona leader del partito del Sud

Roma - Il Sud senza occupazione come calamità naturale sembrerebbe un concetto datato, uno slogan che riporta indietro nel tempo a certi «bianco e nero» di Raistoria. E invece è argomento comunque attuale, nonostante terremoti e slavine abbiano resettato la scala dei nostri timori quotidiani. Torna a parlare di arretratezza economica, di clientelismo da debellare e di crisi di valori al Sud, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, intervenuto a Napoli al convegno «Chiesa e Lavoro, quale futuro per i giovani nel Sud?». Parole che sembrano plasmare un partito del Sud sotto l'ala protettrice della chiesa e di qualche ipotetico scudo.

«Siamo in presenza di una calamità sociale. Dopo ogni calamità naturale l'uomo si adopera per ricostruire, ripartire, dare speranza facendo le opere. Per il lavoro e la nuova occupazione dobbiamo ricostruire, dare al Mezzogiorno un nuovo e credibile progetto di sviluppo e di lavoro», sottolinea Galantino, citando l'enciclica di Giovanni Paolo II Laborem exercens. «Oggi - fa notare Galantino - la Chiesa del Mezzogiorno apre un nuovo dialogo, un'ampia relazione con la società, entra nel vivo della società con proposte mirate, bussa alle istituzioni per chiedere interventi concreti. Chiederà la realizzazione di progetti e programmi che intercettino il disagio e le condizioni di precarietà, di marginalità». Vedremo. Nel frattempo, però, aiuti e lavoro, non significano necessariamente assistenzialismo. «Dobbiamo guardare con realismo al nostro Sud dicendo no al pietismo, al paternalismo e all'assistenzialismo che sono stati e sono ancora i più efficaci e subdoli alleati del malcostume e del sistema malavitoso». L'alternativa passa attraverso una consapevole assunzione di responsabilità. «Laddove manca - continua Galantino - ci saranno altri a trasformare i bisogni in richiesta di favori. Così, noi tutti abbiamo imparato a chiamare i favori i diritti, soprattutto nel nostro Sud. Dobbiamo recuperare in maniera decisa diritti e doveri, parole che devono sempre più sostituire le parole favore, raccomandazione, appoggi». Due gli aspetti che al Sud preoccupano maggiormente tra i giovani. «Innanzitutto la distanza tra la domanda di ragioni per vivere e le risposte che vengono fornite. E poi, la creazione di veri e propri cortocircuiti che possono innescarsi tra la richiesta di ragioni per vivere e le risposte ad essa fornite».

Ma se il Sud è in sofferenza non è che il Nord (che il lavoro ce l'avrebbe pure) stia tanto meglio. Il segretario dei vescovi cita l'ultimo caso del giovane friulano che si è tolto la vita per disperazione. «Purtroppo non trovo sorprendenti le parole di Michele, il ragazzo di Udine che si è suicidato. Non mi sorprendo affatto, anzi mi meraviglio che, ringraziando il Padreterno, non ce ne sono tanti di ragazzi che pensano di risolvere così il problema.

Ma quelle parole ci colpiscono perché sono vere».

Commenti