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"Al Gay Pride tirano fuori il birillo... E io non posso esporre W la fica"

Alessandro De Simoni ha sfidato il Gay Pride esponendo lo striscione "W la Fica". Ma gli agenti glielo hanno fatto togliere. "Non c'è libertà di espressione"

"Al Gay Pride tirano fuori il birillo... E io non posso esporre W la fica"

"Era una pasquinata, ma volevo affermare un concetto molto chiaro: la libertà". Alessandro De Simoni è l'autore dello striscione con la scritta "W la Fica" esposto sabato scorso durante il Gay Pride. Le forze dell'ordine glielo hanno fatto rimuovere. "Alla fine di questa vicenda - spiega ai microfoni della Zanzara - ho capito che in questo Paese alcune cose possono essere esposte, altre no".

De Simoni è un imprenditore di Latina. Rivende di automobili. È balzato alle cronache nazionali per aver sfidato il Gay Pride esponendo lo striscione con la scritta "W la Fica". Qualcuno, però, non l'ha presa bene. Anzi. Sono addirittura intervenute le forze dell'ordine per farglielo rimuovere. "Al Pride – dice alla Zanzara – si vedono in certi casi pure i birilli di fuori, ma non era contro i gay. Non volevo fare arrabbiare nessuno. Volevo anche testare dove può arrivare la libertà di espressione. Sono etero, loro dicono la loro io dico la mia. Loro sono molto plateali e in alcuni casi possono essere volgari e indecenti, specie quando ci sono i bambini. Perché non posso farlo anche io?".

Durante la trasmissione della Zanzara, poi ripresio anche da Dagospia, De Simoni spiega che lo striscione era "un inno alla femminilità, tutto tranne che una cosa machista". E racconta: "È venuta la polizia. Gli agenti hanno suonato, mi hanno chiesto se ero io. Ho detto di 'sì'. Hanno fatto una faccia strana perché ero in mutande e ciabatte. Mi hanno chiesto di rimuoverlo, mi sono rifiutato". Sono andati avanti a discutere per venti minuti. "Levi sto' striscione - hanno intimato gli agenti - faccia la cortesia, è una questione di decoro". E lui ribattevo: "Se è una questione di decoro dovremmo ripulire le città, cancellare le scritte". Quindi ha consegnato agli agenti un paio di forbici e lo hanno tolto. Infine, hanno preso le generalità di De Simoni.

"La senatrice Cirinnà ha detto che devo essere rieducato con un corso sulla violenza - continua De Simoni - e si lamenta che non ci siano per me sanzioni penali. Mi ha dato del sessista. I corsi dovrebbe farli lei su democrazia e libertà di espressione. Ma lei si chiama Cirinnà e io sono un semplice commerciante, vendo auto a Latina". L'imprenditore non vuole dire per chi vota. Ci scherza su, però: "La figa non ha colore politico. Voto il partito della Fica. Ma di fronte a una pasquinata va difesa la libertà di espressione, anche delle cose che qualcuno considera volgari". Quindi conclude: "La verità è la libertà di espressione. Bisogna difendere anche le cose oscene, da sottopassaggio della metropolitana. Se basta una volgarità, se un Paese non sa più ridere siamo messi veramente male".

De Simoni non è certo pentito per quello che ha fatto. Anzi, lo lo rifarebbe un milione di volte.

"Perché - spiega - voglio la libertà di dire il cazzo che mi pare, nei limiti della decenza perché fica è una parola corrente senza incappare in logiche da Gestapo".

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