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Gentiloni debutta nel vertice farsa della Ue senza idee

Gentiloni debutta nel vertice farsa della Ue senza idee

Il copione si ripete. Dopo solo 48 ore è nato un nuovo governo, con Paolo Gentiloni premier, all'insegna dell'urgenza per gli impegni internazionali ravvicinati. Anche quando Matteo Renzi prese la poltrona dell'allora premier Enrico Letta bastarono 48 ore, e pure in quell'occasione venne decisa la formazione di un esecutivo in solo due giorni nel nome degli appuntamenti internazionali.

«Mi hanno accolto calorosamente, incuriositi e favorevolmente colpiti dalla rapidità con cui la crisi si è risolta», ha detto il nuovo presidente del Consiglio italiano a Bruxelles. Per l'appunto, 48 ore. Più che incuriositi dovrebbero essere preoccupati. Con la scusa dei vertici a cui dobbiamo presenziare, è piombato sulla testa degli italiani l'ennesimo governo non eletto dal popolo. Ma quali sono questi famigerati impegni internazionali che si continuano a evocare? Per Gentiloni è stato l'esordio al Consiglio europeo, dove tanto si è parlato ma poco si è concluso. Anzi, diciamola tutta, i problemi più pressanti per il nostro Paese sono stati rinviati, con totale insoddisfazione del nostro governo. Parliamo delle priorità che erano sul tavolo dei capi di Stato e di governo, cioè la crisi migratoria e la guerra in Siria. Ma sul fronte immigrazione, a parte un aiuto finanziario al Niger, non è stato fatto alcun passo avanti. L'Italia è stata costretta a spingere per rimandare il dibattito sulla modifica dell'accordo di Dublino onde evitare un mancato consenso politico, che avrebbe potuto produrre effetti negativi sul ricollocamento dei migranti. Se ne riparlerà in gennaio. Per quanto riguarda la Siria, a parte l'appello a un cessate il fuoco e alla decisione di non imporre sanzioni alla Russia, che appoggia Damasco negli attacchi contro Aleppo, non c'è altro. Sul versante relazioni con Mosca, viene dipinto come un successo la proroga dell'embargo per altri sei mesi invece di dodici. C'è poco da gioire, le imprese italiane continuano a soffrirne e non c'è alcuna garanzia che fra sei mesi non vengano di nuovo prolungate.

Morale? Un vertice che non ha prodotto risultati, ma solo aria fritta. D'altronde, che ci si poteva aspettare? L'Italia era rappresentata da Gentiloni, non scelto dagli elettori e appena insediatosi; la Francia dal presidente Francois Hollande, in caduta libera e senza più capacità decisionali, tanto da aver deciso di non ricandidarsi più all'Eliseo; la Spagna dal premier Mariano Rajoy, che non ha una maggioranza in Parlamento e che ha dovuto attendere quasi un anno per ottenere la fiducia, grazie all'astensione dell'opposizione. E poi c'era la Gran Bretagna con il premier Theresa May, che ormai non ha più alcun peso nel consesso visto che Londra ha scelto di lasciare l'Unione europea. Insomma, una situazione kafkiana: al tavolo si devono discutere importanti problemi che affliggono il Vecchio Continente ma i commensali non hanno il peso specifico per farlo.

E allora a che cosa è servito questo vertice? E perché tutta questa fretta nel formare un governo post Renzi? La risposta è irrilevante, tanto non siamo più noi cittadini a decidere il futuro del nostro Paese.

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