Politica

Gentiloni pompiere prova a placare il Quirinale

Mattarella è ancora furioso per aver dovuto tranquillizzare i mercati

Gentiloni pompiere prova a placare il Quirinale

Si vedono a pranzo, al Quirinale, e il menu prevede una discussione sui temi del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles. Ma il piatto forte, l'«ulteriore digressione» a cui accenna pure un comunicato del Colle, è un altro, è il caso Visco, con il suo contorno di prerogative presidenziali violate e di premier scavalcato. Sorrisi e strette di mano, però l'atmosfera della colazione non è delle più serene.

Paolo Gentiloni è accompagnato da mezzo governo. Già martedì ha fatto l'equilibrista per non rimanere stritolato tra Matteo Renzi e il capo dello Stato, ora deve ricorrere alla sua proverbiale diplomazia per spiegare che il segretario del Pd non voleva certo fare uno sgarbo al Quirinale o condizionare la scelta sul nuovo governatore, ma solo prendere una posizione politica. Un'arma dialettica da usare in campagna elettorale per difendersi dai Cinque Stelle, un modo per prendere le distanze dal crac di Banca Etruria. Il premier poi ricorda di essere riuscito ad annacquare per due volte la mozione anti-Visco, ma insomma, un po' d'imbarazzo per essere stato messo di fronte al fatto compiuto, quello resta.

Sergio Mattarella invece è ancora furioso. Non tanto per la cosa in sé, perché la decisione di confermare a Palazzo Koch Ignazio Visco, il cui mandato scade tra due settimane, è già presa. Anzi, dicono al Colle, «se qualcuno pensava di affossarlo, in realtà lo ha rafforzato». No, il motivo è un altro. Il capo dello Stato si è irritato perché non è stato nemmeno avvertito dell'iniziativa renziana, e qui non si tratta di buone maniere, ma di rispetto dei ruoli. Le scelte dei vertici Bankitalia spettano infatti al presidente della Repubblica su indicazione del governo, che prima deve raccogliere il parere del direttorio dell'istituto. Il meccanismo, piuttosto complicato, serve proprio per garantire la terzietà della Banca.

Mattarella sa bene che in fondo a Renzi importa ben poco chi sarà il nuovo governatore: il segretario del Pd è interessato soprattutto «a non metterci il nome», a non finire schiacciato su Visco, colpevole di «aver combinato pasticci» e di non aver vigilato abbastanza sulle quattro banche. Però è anche preoccupato per la piega che potrebbe prendere la campagna elettorale se, per guadagnare voti, si rompono gli equilibri e si rischiano crisi istituzionali. Quanto durerà il braccio di ferro? Quanti altri fronti si apriranno? Senza parlare dell'immagine all'estero, ora che l'Italia deve affrontare la legge di bilancio sotto l'occhio della Ue. E non a caso la nota di disappunto del Quirinale è uscita sull'agenzia inglese Reuters.

I mercati devono essere tranquillizzati.

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