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È giallo sul cachet di Gozi: 10mila euro da Macron

Secondo il rapporto di René Dosier i consiglieri del primo ministro dovrebbero percepire 10mila euro lordi

È giallo sul cachet di Gozi: 10mila euro da Macron

L'affaire Gozi continua a innescare polemiche. E quella sul compenso dell'ex sottosegretario dem alla corte di Emmanuel Macron non è destinata a finire nel breve termine. Perché Gozi non ha risposto alle domande su quanto sborserà il governo francese per l'ultimo consigliere dell'esecutivo d'Oltralpe.

La verità però potrebbe essere una cifra rotonda e non certo di poco conto: il cachet assegnato al dem che lo stesso Macron ha voluto per "monitorare la creazione delle nuove istituzioni europee e le relazioni con il parlamento europeo" si aggirerebbe infatti sui 10mila euro. A darne notizia è La Verità, che cita un documento di René Dosière dell' Osservatorio di etica pubblica. Secondo l'ex deputato socialista, "un consigliere del primo ministro percepisce mediamente 10.504 euro lordi mensili. Invece i consiglieri del ministero degli Esteri di Parigi, intascano ogni mese un compenso compreso tra i 9.499 e i 9.928 euro lordi". Se, come si legge nella Gazzetta ufficiale francese, Gozi "è nominato al gabinetto del primo ministro", allora è molto probabile che questo incarico costi a Parigi di 10mila euro.

Naturalmente non è possible avere l'ufficialità Lo stesso Doisèere spiega che "il livello di remunerazione nei gabinetti ministeriali dipende da più fattori" e ogni dicastero poi decide in base ai propri budget e proprie tipologie di premi. Quello che è certo, però, è che Gozi non percepirà molto meno rispetto a quella cifra basi di 9mila (o 10mila) euro lordi. E li riceverà per i suoi servigi nei confronti prima di un governo straniero (alleato o rivale che sia) e poi, per approdare, dopo più di un mese a Strasburgo. Sempre nelle liste di partito che ha capo Macron.

E questo non può che continuare a gettare ombre su una nomina fortemente voluta dall'Eliseo e che non può provocare l'imbarazzo di larga parte del Pd, con Calenda in testa, e l'avversione del governo giallo-verde, che adesso sa di avere un altro problema: un oppositore alla corte di Macron.

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