Cronaca nera

Giovanna, dolore e rabbia al funerale. "Sospetti e giudizi sommari? Macigni"

L'ultimo saluto alla ristoratrice nel mirino social. Dura omelia del parroco

Giovanna, dolore e rabbia al funerale. "Sospetti e giudizi sommari? Macigni"

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Giovanna, dolore e rabbia al funerale. "Sospetti e giudizi sommari? Macigni"

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La rabbia e la commozione della folla di un migliaio di persone, avvolgenti e palpabili anche nei silenzi. E l'attacco severissimo all'universo social e alle modalità distorte di comunicazione sferrato dalla Chiesa. Non poteva essere un funerale qualunque quello di Giovanna Pedretti, la ristoratrice 59enne di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi) titolare della pizzeria «Le Vignole» trovata morta, annegata nel greto del fiume Lambro, la mattina del 21 gennaio. Nei giorni precedenti la donna aveva ricevuto lodi per aver risposto a tono a una recensione di un cliente che si lamentava di aver mangiato nel suo locale con a fianco due omosessuali e un disabile e poi era stata accusata sui social proprio di aver inventato quella recensione solo per farsi pubblicità.

Nella vicenda di Giovanna Pedretti «c'è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere - ha detto il parroco don Enzo Raimondi durante la sua omelia nella basilica dedicata ai patroni della città, Antonio abate e Francesca Cabrini, -. Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che, anche dove c'è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra».

E ancora: «Da una parte c'è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l'ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall'altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili. Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima Ne uccide più la lingua che la spada».

Intanto fuori, sul sagrato della chiesa, c'è lo striscione per ribadire ai giornalisti di rispettare il momento di dolore e che era comparso, nei giorni scorsi, vicino all'abitazione di Giovanna, che si trova sopra la pizzeria, in via XX settembre: «A stampa e tivù: rispettate la famiglia e non fatevi vedere più». Lo hanno portato qui, come un monito da non dimenticare, i tanti amici della ristoratrice che, ancora visibilmente sconvolti, la chiamano «la nostra Giò» e come il parroco ne ricordano «l'onestà e la generosità», guardando ai parenti stretti che ieri erano presenti alle esequie: l'anziana mamma della donna, la figlia Fiorina e il marito Nello. Proprio la famiglia prima del funerale aveva ha chiesto di non mandare fiori e corone per ricordare Giovanna, ma di fare delle donazioni alla casa di riposo Santa Cabrini e all'associazione «Genitori e amici dei disabili» con cui la ristoratrice aveva organizzato iniziative e raccolti fondi.

Finita la cerimonia un grappolo di palloncini bianchi, in segno di saluto ma anche di speranza, squarcia il cielo fuori dalla basilica e un lungo applauso accompagna le note di Heal the World di Michael Jackson.

La Procura di Lodi, intanto, sul caso Pedretti continua la sua inchiesta per istigazione al suicidio.

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