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Il governo ammazza il settore: "Soldi a chi rinuncia all'auto"

Bonus da 2mila euro per la rottamazione senza acquisti. Un brutto colpo per la filiera che vale il 6% del Pil

Il governo ammazza il settore: "Soldi a chi rinuncia all'auto"

Chi nel governo, soprattutto la componente grillina, vuole il «malus» sull'auto, si è inventato un provvedimento che, anche se non ancora operativo, ha già innescato una pericolosa miccia nel settore. L'incentivo di 2mila euro per la rottamazione di un veicolo fino alla classe di omologazione Euro4, senza premiare l'acquisto di una vettura nuova, suona come un nuovo colpo a un comparto già in affanno. Qualcosa che accelerasse lo svecchiamento del parco circolante italiano, composto da circa 13 milioni di vetture ante Euro4, inquinanti e per nulla sicuri, era atteso da tempo. Ma non in questi termini: il bonus annunciato nel «Decreto Clima» consiste in abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale, e all'utilizzo della sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni.

Interessate all'incentivo sono le città metropolitane e, di fatto, per questo governo tutelare l'ambiente sembra non voler dire muoversi meglio, bensì muoversi meno. E ora si arriva addirittura a pagare i cittadini affinché rinuncino alla macchina.

Eppure, quello dell'auto è uno dei pilastri dell'economia del Paese, e continuare a vessarlo non fa altro che peggiorare una congiuntura generale già in sofferenza. Per di più, incentivare le persone, seppur quelle residenti nelle aree metropolitane, a non comprare vetture nuove, mette ulteriormente a dura prova la tenuta del sistema produttivo del Paese che, in luglio, ha segnato una flessione del 7,5% (-9,3% nei primi sette mesi).

Il mercato, inoltre, continua a essere caratterizzato dal segno negativo e a tirare il freno nelle vendite complessive è soprattutto Fca. In Europa (immatricolazioni generali -3,2% da gennaio ad agosto), nei primi 8 mesi del 2019, i marchi del Lingotto hanno perso, anno su anno, il 12,1% (-26,5% in agosto e -17,8% a luglio). Numeri che preoccupano i sindacati visto che, fino al 2020 avanzato, il gruppo non presenterà nuovi modelli (a debuttare sarà la Fiat 500 elettrica) e solo a metà anno toccherà ai primi modelli Jeep con motore ibrido ricaricabile. Le immatricolazioni in caduta e la prolungata assenza di novità, con una concorrenza sempre più agguerrita, non fanno bene al polo industriale italiano di Fca, che ha in corso i lavori di rinnovamento delle linee, considerato anche il recente investimento di 1 miliardo su Pomigliano. In allerta sono anche i concessionari, già falcidiati dalla crisi (dal 2009 sono passati da 2.700 a 1.300) e alle prese con un cliente sempre più disorientato.

Dalle associazioni di categoria nessun commento ufficiale. Si sa solo che nei prossimi giorni ci sarà un incontro con il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, al quale saranno (ri)presentati i reali problemi che il settore dell'auto ha urgente necessità di risolvere. Tra gli addetti ai lavori si afferma che il provvedimento contenuto nel «Decreto Clima», oltre a essere negativo, non porterà benefici. Buono, invece, viene visto il sostegno al car sharing nelle grandi aree urbane, mentre al ministro Costa potrebbe arrivare una proposta del tipo: perché non incrementare il bonus a favore delle auto a zero emissioni? (di 6mila euro l'incentivo massimo previsto).

In Italia, sono 5.704 le imprese della filiera, per un fatturato di 100,4 miliardi (il 6% del Pil). Gli occupati ammontano a 1,2 milioni, di cui quasi 260mila nel settore produttivo.

Al fisco sono garantiti annualmente oltre 74 miliardi, mentre in ricerca e sviluppo vengono investiti 1,7 miliardi.

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