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Il governo evade la Tari: a Roma buco di 100 milioni

La sindaca reclama i crediti dell'Ama da Palazzo Chigi e ministeri. Ma non pagano neanche Asl e caserme

Il governo evade la Tari: a Roma buco di 100 milioni

La tassa sui rifiuti non piace al governo. Il gettito sì, quello fa comodo perché compensa i tagli agli enti locali, ma pagarla proprio no.

Negli anni passati il fenomeno della Tari (nelle diverse denominazioni avute negli anni) non pagata dai ministeri, è stata oggetto di interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche. Ieri la denuncia è arrivata direttamente dalla sindaca di Roma Virginia Raggi che in una conferenza stampa ha snocciolato i dettagli dei crediti dell'Ama (l'azienda della nettezza urbana a roma) nei confronti della pubblica amministrazione.

In tutto, il credito è di 100 milioni. In testa ai creditori che non pagano la tassa sui rifiuti, Palazzo Chigi, cioè la Presidenza del Consiglio, e i ministeri che devono al Campidoglio 20 milioni di euro. La conferma che la Pa, a partire dai vertici, è un cattivo pagatore e anche un contribuente privilegiato. I ritardi dei pagamenti colpiscono privati che forniscono beni e servizi allo stato, ma anche pezzi di amministrazione pubblica, come nel caso della società di nettezza urbana della Capitale. «Ama - ha detto Raggi - ha svolto una attività capillare di verifica dei conti svelando dati interessanti, un credito di circa 100 milioni di euro che Ama vanta nei confronti della pubblica amministrazione».

Nel dettaglio, Palazzo Chigi ha un debito di 1,2 milioni di euro. Tra i ministeri quello più indebitato è quello dell'Interno con 6 milioni di euro. Segue la Difesa con 3,2 milioni, le Infrastrutture e dei Trasporti (due milioni), il ministero dei Beni e delle Attività culturali 1,7 milioni, il ministero di Grazia e Giustizia 1,5 milioni. Tutti gli altri sono sotto il milione. Il meno indebitato è, significativamente, il dicastero dell'Ambiente, con 31 mila euro. Un po sopra quello della salute, con appena 95 mila euro di Tari arretrate da pagare.

Una parte di questi crediti sono scaduti da oltre mille giorni: i più rilevanti riguardano il Viminale con 2,6 milioni di euro.

Somme di tutto rilievo dalla Camera dei deputati, che deve a Roma 369 mila euro. Gli altri crediti riguardano caserme e altre utenze militari, gli ospedali e le Asl, le scuole, le università e le ambasciate. In questo caso ancora più difficile incassare visto che per legge non sono nemmeno territori italiani. L'uscita della Raggi è da leggere, politicamente, anche come un pressing verso il governo.

Pochi giorni fa la sindaca ha chiesto 50 milioni all'anno per salvare Roma dal degrado.

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