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Il governo italiano va a vuoto. Ma Di Maio incolpa l'Eliseo

Sindacati contro l'esecutivo per l'assenza dal tavolo. Il ministro si scopre liberal: "La politica può far danni"

Il governo italiano va a vuoto. Ma Di Maio incolpa l'Eliseo

Di sicuro il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, non vincerà il premio de Gaulle per il dirigismo che il sito Breakingviews ha sarcasticamente tributato al ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, per aver fatto naufragare la fusione Fca-Renault. Ma in Italia il mondo della politica e quello dell'economia si sono interrogati sull'assenza di Palazzo Chigi da un dossier così importante. Il vuoto è stata la cifra dell'azione politica. Vuoto di opere, lasciando totalmente sola Fca nell'interlocuzione con uno Stato colbertista così come sono state lasciate sole Ilva, Pernigotti e Whirlpool. Vuoto di parole perché tutti sono rimasti in silenzio, soprattutto la Lega. Il leader pentastellato, anche per celare la mala parata, s'è così scoperto liberista senza, per altro, averne il pedigree.

Secondo il segretario generale Fim Cisl, Marco Bentivogli, l'evanescenza di Di Maio e del presidente del Consiglio «ha creato le condizioni per un confronto del tutto proteso per parte francese; è pazzesco che Palazzo Chigi non abbia partecipato al confronto». Per il capo dei metalmeccanici «bianchi» il fallimento della trattativa vede la piena corresponsabilità del «nazionalismo francese» e del silenzio dell'Italia che non ha interferito su struttura finanziaria, livelli occupazionali e management. Identico discorso per l'ex ministro dello Sviluppo e ora eurodeputato Carlo Calenda. «Macron si conferma quanto di più lontano dall'europeismo, predicato e mai applicato, si possa immaginare. È un nazionalista. Punto. Il governo italiano non è manco quello, è non pervenuto», ha twittato.

Valutazioni opposte sono state espresse dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. «Quando gli Stati iniziano a intervenire massicciamente su questioni di merito e di mercato gli effetti conseguenti sono quelli di un arretramento su alcune visioni strategiche», ha commentato. In buona sostanza le stesse parole del ministro dello Sviluppo con cui sembra esserci forte sintonia. L'esito dei negoziati tra Fca e Renault «dimostra che quando la politica cerca di intervenire in procedure economiche non sempre fa bene», ha dichiarato Di Maio.

«Il problema è che manca un governo che avrebbe dovuto interloquire con l'azienda, con il governo francese, ragionare su una politica industriale del settore», ha ribattuto il segretario Cgil Maurizio Landini sottolineando che «il settore dell'auto da solo nel nostro Paese non ce la fa». Fca ha ritirato la proposta è perché non ha visto convenienza o per altro che noi non sappiamo» ha aggiunto. Anna Maria Furlan, leader della Cisl, ha invece puntato il dito contro il «provincialismo francese» che ha fatto sfumare «un'occasione straordinaria per creare una potenza europea». Disillusa Coldiretti, alfiere del sovranismo agroalimentare, che ha rimarcato come non vi siano « le condizioni politiche perché una tale fusione proceda con successo» ricordando che le migliori aziende del Made in Italy sono diventate prede preferite dei transalpini.

Se il sistema Italia va in ordine sparso e l'esecutivo è rimasto in silenzio, il centrodestra ha lamentato con Alessandro Cattaneo (Fi) la mancanza di «un governo all'altezza delle sfide in campo», capace di creare «un ecosistema di regole per supportare» l'industria senza interferire con le strategie aziendali. Critica Giorgia Meloni. «A noi si chiede di stare attenti alle regole del libero mercato, ma per altri non valgono», ha osservato stigmatizzando queste asimmetrie. Visto che la Lega non ha proferito parola, non si può non evidenziare come non ci sia un governo in grado di replicare.

Su tutti i piani.

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