Politica

Governo nel panico: i gialloverdi s'inventano il condono elettorale

Nel decreto «Sblocca cantieri» spunta anche la rottamazione dei tributi locali e delle multe

Governo nel panico: i gialloverdi s'inventano il condono elettorale

La mannaia dell'Iva incombe sulla famiglie, il debito pubblico avanza inesorabilmente, il reddito di cittadinanza e quota 100 devono essere finanziati. E così il governo va a caccia di nuove risorse, ricercando vie che evitino un contraccolpo in termini di consenso popolare, vista l'imminenza delle elezioni europee.

Due settimane dopo l'approvazione «salvo intese» in Consiglio dei ministri, il decreto Sblocca cantieri cambia ancora. Nell'ultima bozza della misura - che secondo gli auspici di Giuseppe Conte potrebbe essere approvata in settimana, probabilmente giovedì - spunta una rottamazione delle cartelle estesa anche a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. La norma nella sua nuova veste prevede che i Comuni, le Province e le Regioni possano deliberare la «definizione agevolata», scontando le sanzioni, sulle «entrate, anche tributarie» che non sono state riscosse «a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale» notificati tra il 2000 e il 2017. Gli enti avranno 60 giorni di tempo per decidere. La definizione agevolata delle entrate, già prevista per l'erario, viene quindi estesa anche agli enti territoriali. Sarà possibile condonare sia le somme iscritte a ruolo che quelle chieste tramite decreto ingiuntivo. Si tratta in sostanza di multe auto, Imu, Irap, Tasi. Si potrà pagare l'importo dovuto senza le sanzioni e gli interessi, mentre i singoli enti potranno decidere se introdurre o meno le sanatorie.

Un altro provvedimento che punta a reperire capitali è il piano di dismissioni degli immobili degli Enti locali a beneficio delle casse dello Stato. La stragrande maggioranza dei beni immobili della Pubblica amministrazione risulta in mano agli Enti locali. Da qui l'idea di estendere il perimetro dei soggetti che possono contribuire alle cessioni. I benefici per i conti pubblici dipenderanno dal successo o meno del piano. Il target è quello fissato con l'ultima manovra: 950 milioni quest'anno, e 150 milioni l'anno nel 2020 e 2021. La relazione contenuta nell'ultima bozza del decreto Crescita ricorda testualmente che «oltre l'80% degli immobili delle amministrazioni pubbliche risulta di proprietà degli enti locali». Così si «ampliano e rafforzano» gli strumenti a disposizione del governo «per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica». Resta aperta la questione dei tempi che le sovrintendenze impiegano per autorizzare i lavori, in questo caso dei privati. Dopo le rimostranze del ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, sono stati introdotti alcuni paletti: la risposta deve arrivare in 90 giorni, anziché in 120. I tempi, però, possono allungarsi se si apre una istruttoria in cui vengono chiesti chiarimenti, elementi integrativi o accertamenti tecnici.

Si va verso una schiarita sulla questione della quota sub-appaltabile di un lavoro, inizialmente fissata al 30%. Le imprese potranno dare in subappalto fino al 50% dei lavori per cui hanno ottenuto la commessa. Vengono riscritte anche le soglie per gli affidamenti senza gara o con gare semplificate: il limite sale da 150 mila a 200 mila euro ma la proceduta negoziata deve prevedere consultazioni «ove esistenti, di almeno dieci operatori economici».

Infine viene rifinanziato il fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, utilizzato soprattutto dagli under 35.

Commenti