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Il governo prende all'amo gli italiani: arriva la tassa da cento euro sulla pesca

Spunta pure l'obbligo di comunicazione al ministero delle Politiche agricole

Il governo prende all'amo gli italiani: arriva la tassa da cento euro sulla pesca

Questo governo ha proprio la mania della rete. Anche se è quella... da pesca. Perché nei fondali sabbiosi della manovra si nasconde una specie di mostro finora sconosciuta persino per gli abissi fiscali italici. Nella bozza della finanziaria il suo nome scientifico è «contributo annuale per la pesca professionale per fini sportivi e ricreativi a mare». Tradotto: caro contribuente con la passione per ami ed esche, il cefalo che dovrebbe abboccare qui sei soltanto tu.

Non si tratta di fare la guerra ai pescatori di frodo, o di stanare i pirati d'altura, semplicemente qui si colpiscono i portafogli a strascico. Perciò ritirarsi a bordo di una barchetta, prendere il largo e svuotarsi il cervello fissando alternativamente l'orizzonte e il galleggiante sarà considerato un lusso a tutti gli effetti. Tanto da meritare di essere stangati per questo. Certo, le cifre non sembrano inaccessibili (si parla di una somma variabile tra i 10 e i 100 euro all'anno) ma il principio è odioso come per qualsiasi balzello di troppo. E forse di più, dato che stavolta la burocrazia viene a galla in tutta la sua ottusità. Per «l'esercizio» della pesca non professionale sarà necessaria, oltre al pagamento della somma in questione, anche una «comunicazione al ministero delle Politiche agricole». Avete letto bene. In pratica se si ha intenzione di tirar su qualche occhiata e due saraghetti per la grigliata in famiglia del weekend, prima occorrerà avvertire il ministero. Non è specificato con quale mezzo di comunicazione, se basterà un'e-mail da un indirizzo di posta elettronica (certificata, ovviamente), se invece servirà una comunicazione scritta o un messaggino whatsappsulla chat degli amici della pesca, o se prima di calare la lenza bisognerà attendere un nullaosta via fax... La cifra da pagare «sarà commisurata alla tipologia della pesca sportiva praticata e alla tipologia dell'imbarcazione utilizzata», pena una «sanzione di euro 51». Come se il codice della navigazione non prevedesse già dei limiti alla pesca fai-da-te, come se l'abilità del pescatore dipendesse dalle dimensioni della barca e non, piuttosto, dal tipo di materiale utilizzato e all'esperienza di chi conosce le tecniche e le zone «giuste».

Ragionamenti troppo sofisticati quando si è alla canna (non da pesca, ma del gas) e si arriva a tassare pure gli hobby.

Con un cortocircuito paradossale: il governo gialloverde che vuole regalare la terra alle coppie con almeno tre figli (!), è lo stesso che prende a pesci in faccia tutti gli italiani che amano il mare.

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