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Il governo tira dritto. E incassa il via libera pure da Bruxelles

Da Von der Leyen nessuna chiusura pregiudiziale all'intesa e altri partner Ue studiano medesime soluzioni

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Ma quale Guantanamo, sbotta Giorgia. «L'accordo che abbiamo stretto con l'Albania è un modello per tutta l'Europa». Ma quale irritazione di Bruxelles. «Non c'è nessuna critica», dice, anzi i primi segnali percepiti sono di apprezzamento perché «l'intesa raggiunta con Edi Rama rappresenta una svolta storica per la Ue». Dunque il piano Meloni, che il premier inglese Rishi Sunak ha «già condiviso», si sta facendo strada, trova interesse in Austria e fa capolino pure nel briefing mattutino della Commissione. «Un grande successo».

Gli uffici della von der Leyen hanno chiesto a Roma «maggiori informazioni» sul progetto, però non l'hanno bocciato. Già questa, la mancanza di «chiusure pregiudiziali», a Palazzo Chigi viene considerata una prima buona notizia. La seconda viene da una frase di Anitta Hipper, portavoce per gli Affari interni, che aveva scartato il piano di Vienna e criticato quello di Londra. Invece. «Il trattato tra Italia e Albania sembra diverso da quello tra Gran Bretagna e Ruanda». Tirana offe più garanzie, e lì a due passi, è una democrazia, ha un piede in Europa. Senza contare che diversi Stati membri spingono verso forme di «esternalizzazione» dell'accoglienza dei profughi. La Danimarca, forse pure la Germania.

Insomma, per il ministro degli Esteri Antonio Tajani «questa novità rafforza il ruolo dell'Italia da protagonista in Europa». E la Meloni indica i «tre obbiettivi» che fanno da quadro al partenariato strategico con Tirana. «Contrastare il traffico di essere umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa soltanto chi ha davvero diritto alla protezione internazionale». Messa così, la faccenda non può che piacere alla Ue. Insomma un «format da esportare». L'idea del governo infatti è che questo genere di patti possano essere «un paradigma», un esempio per «la collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra Ue» sulla gestione degli sbarchi. «La diplomazia migratoria - sostiene Magaritis Schinas, vicepresidente della Commissione - è diventata ormai una parte vitale del nostro impegno. Dalla lotta al contrabbando ai rimpatri, la costruzione di forti partenariati e fondamentale».

C'è anche una questione di sicurezza. «L'equazione immigrati-terrorismo è sbagliata - dice ancora Giorgia - però è indubbio che un vasto contesto di illegalità possa diventare terreno fertile per organizzazioni criminali. Purtroppo i fatti di cronaca ci confermano che già in passato i responsabili di attentati in Europa sono entrati irregolarmente in Italia».

E se nel nostro Paese si sono alzate polemiche, raccontano a Palazzo Chigi, da Bruxelles non è arrivata alcuna preclusione. «Con l'Europa c'è stata un'interlocuzione - spiega il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari - Roma procede per ora da sola però senza obiezioni da parte della Commissione». E sbaglia chi pensa a un problema di rispetto dei diritti umani. «Non si tratta di respingimenti o deportazioni. I migranti non arriveranno in Italia, verranno portati nelle strutture albanesi che saranno sotto la nostra giurisdizione e avranno uno status di extraterritorialità. Lì dentro varranno le nostre regole e le nostre garanzie». Un modello, aggiunge Fazzolari, «che intendiamo replicare con qualunque Paese terzo che offra le garanzie necessarie». Come l'Albania, membro della Nato, candidata a entrare nell'Unione e guidata pure da Edi Rama.

Perciò «stupisce che la sinistra nutra gravi sospetti su uno Stato guidato da un premier socialista».

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