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"Il governo va avanti se fa cose". Ma tira aria di crisi

Lega: "No strappi imminenti". 5S: "Soluzione si trova". Ma mai come adesso i due alleati sono stati sul punto di rottura

"Il governo va avanti se fa cose". Ma tira aria di crisi

"Il governo va avanti". Lo ripetono Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l'uno dalla piazza (reale) di Bargago, l'altro da quella virtuale dei social. Dopo una giornata di tensioni, i due vicepremier provano ad allontanare una crisi di governo.

Da una parte c'è la Lega che smentisce l'ipotesi di "strappi imminenti" e di un colloquio con Sergio Mattarella. Dall'altra c'è un leader del M5S che assicura: "Se c'è la voglia di lavorare insieme, una soluzione si trova sempre". Ma i toni restano alti e mai come prima si è arrivati così vicini al punto di rottura. Nemmeno durante l'accesa campagna elettorale per le Europee era stato così palpabile l'ipotesi di un ritorno alle urne.

Mentre Conte resta a guardare, tra i due alleati è calato il gelo: fonti del Carroccio confermano all'agenzia Agi che tra i vicepremier non ci sono stati contatti. E che domani il ministro dell'Interno diserterà il vertice a Palazzo Chigi, convocato dal premier per discutere di autonomia e il Consiglio dei ministri, preferendo passare la giornata coi figli. "Si è persa la fiducia, anche personale", ha sbottato da Helsinki Matteo Salvini. Poi precisa di fidarsi di Di Maio, ma non di "alcuni ministri 5S" che "non sono all'altezza".

Il leghista è comunque irritato dal "flirt" che va avanti da giorni tra 5Stelle e Partito democratico. Una sintonia riaccesa dal caso Savoini e dal voto a Bruxelles per la von der Leyen.

Dal canto suo Luigi Di Maio si sente "colpito alle spalle", riunisce i fedelissimi e accusa l'alleato di voler sviare la questione dei presunti fondi dalla Russia e di voler "tornare con Berlusconi".

Entrambi su una cosa sono d'accordo: se cade il governo si torna al voto. Ma perché si possano rispettare i tempi tecnici per sciogliere le Camere e garantire la manovra autunnale, una crisi dovrà arrivare entro il 20 luglio. In alternativa Sergio Mattarella potrebbe sondare i partiti per vedere se c'è una nuova maggioranza. Come quella formata da Pd e 5Stelle che almeno sulla carta potrebbero avere i numeri in Parlamento. Ma anche un governo "di scopo" o "tecnico" che abbia il solo compito di scrivere la legge di bilancio.

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