Politica

Il grande affare-truffa dell'oro e le ombre sul giro di papà Boschi

Tra le contestazioni di Bankitalia al vecchio cda i mancati controlli sulla società di Bpel che si occupa del comparto orafo, già finita nei guai coi pm

Il grande affare-truffa dell'oro e le ombre sul giro di papà Boschi

«Dove l'oro parla, ogni lingua tace», recita un antico proverbio toscano. Ma sui guai di Banca Etruria il ministro Maria Elena Boschi parla, tornando a difendersi in un'intervista sul Corriere della Sera nella quale critica pure quanti caldeggiavano la fusione di Bpel (di cui papà era vicepresidente) con la popolare di Vicenza, scordandosi che l'operazione era sponsorizzata da Bankitalia. E a invitarla a «disinteressarsi» delle vicende di Banca Etruria arriva il commento sarcastico del bersaniano Miguel Gotor.Ma tornando al proverbio, anche l'argento stoppa l'eloquio. E gli occhi che dovrebbero vigilare tendono a chiudersi. Almeno così la pensa Bankitalia, che nel verbale dell'ultima ispezione a Banca Etruria, tra le bacchettate agli amministratori ne riserva una «aurea» per i vertici, compreso Boschi senior. Contestando le «lacune nei controlli di secondo livello» sulla Oro Italia Trading spa, società di proprietà di Banca Etruria finita a febbraio scorso nel mirino della procura aretina. Banca Etruria, al centro di un distretto orafo, con i metalli preziosi è sempre andata d'accordo. Fino al 2007 controllava il 65 per cento della Up2 Gold srl, poi trasformata in spa detenuta al 100%, ribattezzata e trasferita nella storica sede di via Calamandrei, come controllata che si occupa di commercio di metalli preziosi e gestisce il «portale telematico dell'Oro». Al ruolo istituzionale, però, secondo Gdf e procura di Arezzo la Oro Italia Trading ne aveva aggiunto uno più opaco. Ritrovandosi al centro dell'inchiesta «Argento vivo» assegnata al pm Marco Dioni. L'indagine, prossima a chiudersi, ruota intorno a una maxifrode, un'evasione fiscale da almeno 8 milioni di euro (solo nel 2014, ma la truffa-carosello sarebbe andata avanti da anni) sulla compravendita di argento, platino, palladio e rodio, perpetrata da due gruppi societari che acquistavano argento e metalli puri, in grani, in regime di «reverse charge» (non pagando l'iva). Poi lo fondevano in verghe per assoggettare a Iva le successive vendite attraverso società di comodo (che l'Iva non la versavano: veniva intascata dall'organizzazione) fino a che i metalli arrivavano (a prezzo di favore) al «vertice» del sistema, che per gli inquirenti era Oro Italia Trading, il cui ex ad Plinio Pastorelli, indagato, sarebbe stata la «mente» dell'operazione. Nelle intercettazioni i sodali se la ridevano e parlavano di festeggiare a champagne. Ma non è finita bene. E non è andata molto meglio a Banca Etruria, che ha pagato per i pasticci fiscali di Oro Italia Trading con lo scomputo dalla propria dichiarazione Iva, spiega La Nazione, delle imposte evase con la truffa. Per questo Bankitalia parla di «un potenziale impatto sulla situazione fiscale della capogruppo».

I cui vertici - oltre a Boschi, l'altro vice Alfredo Berni e il presidente Rosi - rischiano nuove sanzioni per non essersi accorti di nulla mentre il loro «colosso dell'oro» si dedicava ad affari opachi.MMO

Commenti