Cronache

Il grande sogno dei più piccoli è indossare una divisa

Il grande sogno dei più piccoli è indossare una divisa

Non si sa chi sia, si sa solo che era piccolo. È arrivato davanti alla Questura di Trieste, scortato dalla mamma e dal papà, e ha lasciato lì, tra i fiori e i bigliettini, la sua moto della Polizia, quella con cui si gioca sui mobili di casa o sui banchi di scuola quando arriva la ricreazione. Era il suo modo di dire mi dispiace per Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi dove pensavano di essere più al sicuro. Il dolore piccolo ma forte di un bambino che quei due ragazzi li sentiva un po' fratelli maggiori, con la loro bella divisa, l'abito invincibile dei supereroi. La divisa di poliziotto è sempre stata anche il sogno di Federico, che di anni ne ha 17 e studia in un istituto tecnico commerciale, e che da piccino si immaginava così, sempre al servizio della gente, non fosse stato per quel nemico bastardo che lo ha preso in ostaggio quando aveva quattro anni, il rabdomiosarcoma un tumore maligno ai tessuti molli, un nemico messo in fuga più di dieci anni fa ma che gli ha lasciato ferite ad un occhio e ad un orecchio come in una sparatoria. Così la Questura di Lecce gli ha aperto le porte e per un giorno ha potuto essere ciò che sognava, un poliziotto vero con una vera divisa addosso, legalità e giustizia al servizio dei più deboli. Gaetano invece, 9 anni, in cura al Gaslini per una malattia rara, ha varcato il portone della caserma Forte San Giuliano di Genova, dove è stato accolto nientemeno che dal generale di divisione Paolo Nardone. Con la sua bella uniforme su misura, grazie a Make A Wish, è salito a bordo della Giulietta del Nucleo Radiomobile e dopo un giro a sirene spiegate ha visitato la centrale operativa e manovrato il robot degli artificieri. Gli hanno regalato i modellini dei mezzi dei carabinieri. Come quelli che un bambino piccolo ha depositato davanti alla questura di Trieste.

Anche Walid voleva diventare carabiniere, ma anche medico per aiutare i bambini del Marocco, il paese dei suoi genitori. Lo raccontano come un bambino estroverso, pieno di fantasia e voglia di studiare, con un sacco di bei voti a scuola. Ma un giorno maledetto mentre pedalava in sella alla sua bicicletta, a un incrocio di Alfianello, provincia di Bergamo,un minivan lo ha travolto. Ha combattuto per due giorni nel reparto di rianimazione pediatrica dell'ospedale di Bergamo poi ha alzato le braccia al destino, non sempre si può arrestare il male.

Ma si può dare valore a una divisa.

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