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Grillo insulta la piazza del "Sì Tav": "I borghesucci sono tornati"

Il comico scrive una lettera a Travaglio per insultare i 40mila manifestanti: "Borghesi più aggressivi e sempre più benpensanti". E ribadisce il no alla Tav

Grillo insulta la piazza del "Sì Tav": "I borghesucci sono tornati"

"Manca solo Gaber a prenderla in giro". Beppe Grillo se la prende con i 40mila scesi in piazza sabato scorso a Torino per dire "Sì" all'Alta velocità Torino-Lione e, più in generale, alle grandi opere osteggiate dal Movimento 5 Stelle. In una lettera, firma a quattro mani con "il suo neurologo", il comico genovese distilla insulti a destra e a manca liquidando i manifestanti come "borghesucci". "Li abbiamo visti manifestare, aggressivi e benpensanti", scrive in una lettera insiata a Marco Travaglio e pubblicata dal Fatto Quotidiano.

Già il titolo della lettera è tutto un programma: "Ode alla borghesia (dove eravate?)". In un momento di difficoltà dei Cinque Stelle, fiaccati dalle continue liti con la Lega in maggioranza e delusi dai sondaggi in calo, Grillo interviene per dar manforte alla base dopo che da più parti dell'Italia si è alzato il grido a favore delle grandi opere e, in modo particolare, della Tav. "A vedere i nostri borghesi in piazza a manifestare per il Tav - scrive nella lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano - ho provato un senso di nostalgia ed affetto per i tempi andati. Tutta quella dissimmetria ideale e fattiva fra l'enorme buco da fare, le tonnellate di polveri, il clangore delle merci che passano, l'appoggio ideale della destra salviniana, insomma: tentare un nuovo Mose, tentare un nuovo ponte di Messina". L'attacco di Grillo non è solo politico. Si passa ben presto agli insulti. Le 40mila persone scese in piazza a Torino vengono così definite "benpensanti che vedono nel Tav inesistente l'Italia che non entra nel mondo". Secondo il guru del Movimento 5 Stelle, anche questo sarebbe "uno dei caratteri distintivi della cara vecchia borghesia". "Bisognava mettere in discussione uno dei suoi feticci per vederla ricomparire", chiosa poi.

Da sempre contrario alla Tav, Grillo ora deve fare i conti con fatto che, una volta arrivato al governo, il Movimento 5 Stelle si vede costretto a scendere a patti con il Carroccio. Luigi Di Maio spinge per interrompere i lavori, mentre Matteo Salvini preme per andare avanti. Queta impasse fa perdere consensi a entrambi. E a Grillo sembrano girare vorticosamente le scatole. Basta dare un'occhiata ai toni usati nella lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano per capirlo. "Abbiamo i parrucconi, che si sono trasferiti nei talk show abbandonando i salotti buoni dove lasciano i figli annoiati a tirare su e iniettarsi dolci nettari d'oblio per scordarsi almeno per qualche ora dell'ipocrisia - scrive - stanno tornando tutti, puliti e lindi nei loro licei di pregio... Non manca nulla, chi se la prende con gli immigrati personalmente e non come problema epocale di trasferimento di manodopera a basso costo (e così via), chi se la prende con i congiuntivi di Di Maio e chi cede alla tentazione di far rivivere Kossiga al ministero dell'Interno...". Il nemico numero uno di Grillo è quella che lui definisce "borghesia", un "faro sempre fisso, punto di riferimento per la noia di vivere, ma anche fucina delle menti di tutta Europa".

"Sono contento - è la conclusione della lettera - perché il Paese potesse cambiare era necessario che la borghesia si ricomponesse: non importa se il Tav Torino-Lione in Italia non esiste proprio, nemmeno un chilometro, quello che importa è che siete tornati voi borghesucci: manca solo Gaber a prendervi in giro e l'Italia sta tornando (forse) se stessa? Questa borghesia rediviva ci aiuterà soprattutto in una cosa, determinante: trasformare aspri conflitti sociali in questioni da salotto e questioni da salotto in tragedie".

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