Politica

Grillo rischia guai per false dichiarazioni

Il guru del Movimento non avrebbe potuto utilizzare i dati di circa 150mila iscritti

Grillo rischia guai per false dichiarazioni

Due associazioni, due versioni. A distanza di un anno esatto dagli hackeraggi alla piattaforma Rousseau, Beppe Grillo potrebbe avere nuovi problemi con il Garante della privacy. Le intrusioni dei pirati informatici Evariste Galois e Rogue_0 nel sistema hanno dato il via a un procedimento del Garante nei confronti dello stato maggiore stellato. E tra i fascicoli delle varie cause contro il Movimento Cinque Stelle, spunta una contraddizione, un gioco delle tre carte che non si esclude possa provocare altre rogne penali al comico genovese. Si tratta dell'ennesima questione complessa, a tratti oscura, e Il Giornale apprende che la stessa authority ne è a conoscenza e dovrebbe pronunciarsi in merito dopo le ferie estive, probabilmente nel mese di settembre.

L'oggetto del contendere è rappresentato dal trattamento dei dati dei circa 150mila iscritti all'associazione originaria del M5s, quella del 2009, prima del travaso di molti di loro nella nuova organizzazione creata solo a dicembre 2017. L'associazione Rousseau, nell'autunno scorso, ha depositato al Garante un «contratto» risalente alla primavera del 2016, firmato da Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Nell'accordo Grillo, come legale rappresentante dell'Associazione MoVimento 5 Stelle, autorizza la neo costituita Rousseau al trattamento dei dati degli utenti iscritti attraverso il sito www.movimento5stelle.it. Un documento di questo tipo, secondo alcuni esperti, avrebbe senso soltanto se la proprietaria del dominio fosse l'associazione costituita nove anni fa, che contava 150mila iscritti.

Peccato che la circostanza sia smentita dagli stessi vertici del M5s in un altro processo: quello al Tribunale di Genova intentato da un gruppo di ex attivisti che reclamano l'uso di nome e simbolo di quello che ora è diventato il primo partito d'Italia. In questa causa la «mini associazione» fondata nel 2012 sostiene che il dominio del sito del Movimento sarebbe di sua proprietà. Si tratta del contenitore composto soltanto da tre iscritti, Beppe Grillo, suo nipote Enrico e il commercialista di fiducia Enrico Maria Nadasi. Un particolare confermato anche da alcuni controlli svolti attraverso il protocollo di rete whois, uno strumento che consente di identificare l'intestatario di un dominio internet. Se così fosse, l'associazione del 2012 non avrebbe potuto autorizzare Casaleggio al trattamento dei dati di tutti gli iscritti pentastellati. Ma, paradossalmente, soltanto dei tre aderenti alla seconda scatola cinese creata per correre alle elezioni politiche del 2013.

Chi conosce la materia non ha dubbi: «Grillo e Casaleggio hanno prodotto un documento che ha indotto il Garante a ritenere che l'autorizzazione al trattamento dei dati degli iscritti all'associazione del 2009 fosse stato rilasciato da quest'ultima, indicata implicitamente come proprietaria del sito». Tutto mentre a Genova sostengono che la proprietaria del sito è l'associazione del 2012, quella con soli tre iscritti.

Per questo motivo, se l'authority dovesse prendere in considerazione le obiezioni, si potrebbe addirittura ipotizzare un reato di false dichiarazioni al Garante (punito con la reclusione da sei mesi a tre anni), oltre a una nuova multa.

Commenti