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"Ha svenduto gli Usa a Mosca". Ma niente condanna per Flynn

La sentenza slitta a marzo: sta collaborando con Fbi Il tycoon chiude la sua Fondazione: è sotto indagine

"Ha svenduto gli Usa a Mosca". Ma niente condanna per Flynn

Nulla di fatto nel processo contro Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, che ha ammesso di aver mentito all'Fbi sui suoi rapporti con Mosca e ha collaborato con il procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller. Il giudice ha accolto la richiesta dei legali di Flynn di rinviare la sentenza fino a che non sarà completata la sua cooperazione sull'inchiesta, e il prossimo appuntamento davanti alla corte è stato fissato per marzo. Il generale rischia sei mesi di carcere, ma Mueller ha chiesto una pena minima e non detentiva per la «sostanziale» collaborazione di Flynn, che ha ammesso di aver discusso, durante la fase di transizione, con l'allora ambasciatore russo negli Usa delle sanzioni americane e di una mozione all'Onu contro gli insediamenti israeliani. «Ero consapevole di mentire all'Fbi», ha detto Flynn in tribunale a Washington. Ma il giudice ha pronunciato nei suoi confronti parole durissime. «Non c'è dubbio che lei abbia svenduto il suo Paese, non nascondo il mio disgusto», ha affermato il magistrato, accusandolo di aver agito come un agente non registrato di un paese straniero, mentre prestava servizio come consigliere per la sicurezza nazionale al presidente degli Stati Uniti. Spiegando poi di non poter garantire che tra tre mesi gli risparmierà la prigione.

Prima dell'udienza, Trump aveva augurato su Twitter «buona fortuna in tribunale al generale Flynn. Sarà interessante vedere cosa ha da dire, nonostante l'enorme pressione messa su di lui sulla collusione russa durante la nostra grande e vincente campagna politica - ha aggiunto - Non c'è stata collusione». Sempre sul fronte del Russiagate, un rapporto per il Senato americano riportato dal Washington Post ha rivelato che pure Mueller è finito nel mirino della campagna di disinformazione condotta da Mosca negli Usa. Mesi dopo l'elezione di Trump, si legge, i russi hanno aperto falsi account su Facebook e Twitter per infangare la reputazione del procuratore speciale, definendo l'ex numero uno dell'Fbi corrotto.

Intanto, a New York, la procuratrice generale dello stato, Barbara Underwood, ha annunciato che la Trump Foundation ha firmato una clausola accettando di sciogliersi sotto il controllo dell'autorità giudiziaria. La procura aveva aperto un'inchiesta accusando il tycoon di aver usato la fondazione a scopo personale e politico, riscontrando una «condotta illegale persistente» e chiedendone lo scioglimento. La causa in tribunale proseguirà invece per quanto riguarda la richiesta di Underwood della restituzione di oltre 2,8 milioni di dollari e di vietare temporaneamente a Trump e ai suoi tre figli più grandi di servire nel board di altre organizzazioni no profit di New York.

L'indagine, ha spiegato, ha mostrato «un quadro scioccante di illegalità riguardante la Trump Foundation, incluso il coordinamento con la sua campagna presidenziale, ripetute e intenzionali operazioni a vantaggio personale e molto altro». VRob

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