Politica internazionale

"Ho un nodulo al seno". E ora chiede i domiciliari

Le condizioni della detenzione di Ilaria Salis, i trattamenti ai quali è sottoposta e la situazione del carcere in cui è rinchiusa a Budapest sono state messe nero su bianco dalla stessa maestra 39enne di Monza

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Le condizioni della detenzione di Ilaria Salis, i trattamenti ai quali è sottoposta e la situazione del carcere in cui è rinchiusa a Budapest sono state messe nero su bianco dalla stessa maestra 39enne di Monza. Tutto in una lettera spedita al suo legale a inizio ottobre, nella quale denuncia anche i ritardi negli accertamenti medici per un nodulo al seno. Un diario dal carcere che amplifica l'indignazione sollevata in Italia dalle immagini del suo arrivo in catene all'udienza. Una «preoccupante esibizione», una «mancanza di rispetto della sua dignità», per dirla con il presidente del Senato Ignazio La Russa, della quale Ilaria parla nella missiva, raccontando le difficoltà di fare le scale e spiegando: «Si rimane legati così per tutta la durata dell'udienza». «Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto», senza ricevere medicinali per curarsi, scrive la donna, aggiungendo che «nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi». Se le celle sono sporche e piccole (7 metri quadri per due ospiti), il vitto è scarso: «II carrello scrive Salis - passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena», con la conseguenza che la malnutrizione è all'ordine del giorno. Ilaria racconta anche di essere stata lasciata per 5 settimane con gli stessi abiti sporchi, e denuncia che solo dopo 6 mesi «ho ricevuto l'autorizzazione a comunicare con i miei!». Per il suo problema di salute, Salis ha aspettato quattro mesi per fare ecografia e mammografia, a giugno, e a ottobre attendeva ancora il referto.

I tempi lunghi della giustizia magiara preoccupano Giorgia Meloni, che ha spiegato di essere rimasta colpita «che si sia aperta l'udienza e che sia stata immediatamente rinviata a maggio: su questo credo ha concluso la premier che si possa fare qualcosa di più». E mentre Ilaria avrebbe scritto all'ambasciatore un'altra lettera per denunciare di essere stata costretta a firmare un foglio in ungherese dopo l'ultima udienza - in seguito a un interrogatorio proprio sulle condizioni della sua carcerazione - la prossima mossa tocca ai suoi difensori, che dovrebbero chiedere alle autorità ungheresi di mandarla ai domiciliari. Se la richiesta venisse accettata, Nordio potrebbe chiedere il trasferimento di Salis in Italia alla luce della Decisione Quadro 829/2009 del Consiglio dell'Ue, che prevede il principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare.

Ilaria potrebbe così attendere l'esito del processo a casa propria e, in caso di condanna, scontarla in patria.

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