Politica

Houellebecq e la dittatura delle troppe leggi

Michel Houellebecq
Michel Houellebecq

Michel Houellebecq è populista per tigna e quindi di una schiatta tutta sua. Anarchica e individualista. Se qualcuno provasse a battezzarlo come scrittore impegnato potrebbe svuotargli il posacenere sulla testa. Non sta in Francia con Marine Le Pen. Non sa nulla dei grillini italiani. Non conosce Salvini. Lo irritano tutte le sfumature di gauche. Non crede in forche, ghigliottine e pensa che dietro i muri ci sia debolezza e paura. Quello che aveva da dire sull'Islam e le guerre di civiltà o religione o affini lo ha raccontato in Sottomissione. Il resto della sua vita lo passa a fare i conti con il suo disincanto, che non è cinismo o disillusione, ma la melanconica arte di non tumulare i sogni anche se probabilmente sono morti. Eppure nella sua chiacchierata con Stefano Montefiori, pubblicata venerdì sul Corriere della Sera, confessa una certa simpatia per la democrazia diretta. Come Grillo. E magari anche come Rousseau. Solo che Houellebecq ci arriva appunto per tigna o per prendere a calci l'ipocrisia di tutti gli antidemocratici vestiti da democratici. Quelli che quando le elezioni premiano qualcuno che, secondo loro, puzza, allora cominciano a parlare di indegnità e predicano in difesa della democrazia ma contro la democrazia. «La tesi di una presunta incompetenza dei cittadini è molto antidemocratica - dice Houellebecq - Il voto del più ignorante vale quanto quello del più istruito». La democrazia è questo, inutile girarci intorno. Chi pensa altro non è democratico ma oligarchico. Il passo in più che fa Houellebecq è in realtà un altro. È la rivolta contro l'ossessione normativa. Non vuole il Parlamento perché ormai è una macchina di leggi. È la legge per la legge. E questa malattia ha una deriva totalitaria: l'idea che si possa disciplinare ogni singolo aspetto della vita umana e sociale. È la vocazione nazionale e europea a voler controllare tutto. Prevedere tutto. Sanzionare tutto. «Montesquieu diceva che non si possono toccare le leggi senza tremare». Ogni legge inutile e in eccesso finisce per scardinare un pezzetto di libertà individuale. L'alternativa sarebbe lasciare qualcosa al buon senso e al libero arbitrio. Quello che forse si dovrebbe sostenere, seguendo Houellebecq, è un blocco di tutte le leggi per almeno dieci anni. Basta. Interrompere la produzione.

Siccome è un'idea senza speranza non resta che la sua soluzione: «Mi asterrò con particolare entusiasmo».

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