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I curdi sono fuori dalla Siria. Trump: eliminato Qardash

Ritiro completato, la tensione resta alta: scontri tra turchi e siriani. Ucciso anche il nuovo Califfo

I curdi sono fuori dalla Siria. Trump: eliminato Qardash

La tregua è finita e i curdi, fin qui, se ne sono andati in pace. Non c'è pace invece per le ultime cellule dell'Isis. Secondo un tweet del presidente Donald Trump il raid conclusosi con la morte del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi avrebbe consentito anche l'eliminazione del suo successore designato.

Ma partiamo dai curdi. Alle 16 di ieri, termine ultimo del previsto cessate il fuoco di 150 ore, le loro milizie hanno completato il ritiro dalla fascia di sicurezza, lunga 120 chilometri e profonda 10, concordato dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan e da Vladimir Putin nell'incontro del 22 ottobre scorso a Mosca. Anzi a sentir il ministro della difesa russo Serghei Shoigu il ripiegamento si sarebbe concluso «prima del previsto». Prima di salutare una ritrovata stabilità bisogna ricordare, però, che tutto avviene nella polveriera siriana. Una polveriera dove il minimo spostamento può causare deflagrazioni impreviste. E lo dimostra la morte di sei soldati siriani caduti ieri nel corso di violenti scontri con le forze di Ankara nella zona al confine turco di Al-Assadiya. Dunque nonostante l'arbitraggio e il monitoraggio affidati a una Russia capace d'imporsi sia su Ankara, sia su Damasco, sia sulle milizie curde il ritorno alla tranquillità è ancora lontano. «Nei prossimi giorni controlleremo se il ritiro è avvenuto effettivamente» dichiara il portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun facendo capire che la Turchia verificherà con molta attenzione l'effettivo arretramento. «Nessuno gli fa eco Erdogan ci deve sottovalutare». Come da accordi con Putin i turchi potranno controllare l'effettivo ritiro curdo partecipando ai pattugliamenti congiunti con l'esercito russo previsti, da oggi, lungo la frontiera nord orientale. Dai pattugliamenti saranno però escluse la città di Qamishli e l'area più a Est, al confine con l'Irak, dove opereranno esclusivamente i militari di Mosca e Damasco.

Intanto da Idlib, la provincia occidentale situata sul fronte opposto della Siria, arrivano nuovi dettagli sul raid costato la vita ad Al Baghdadi. «Mi hanno confermato fa sapere con uno dei suoi tweet Trump - che il sostituto numero uno di Abu Bakr Al Baghdadi è stato eliminato dalle truppe americane. Molto probabilmente avrebbe preso il posto di comando. Ora è morto pure lui». Trump non fornisce il nome del presunto successore, ma potrebbe trattarsi di quell'Abdullah Qardash indicato come probabile successore del Califfo. I curdi intanto rivendicano con orgoglio la sottrazione delle preziose mutande grazie alle quali è stata accertata la presenza di Al Baghdadi in una casa vicina a quella in cui si è poi svolto il raid. «Nostre fonti hanno portato le mutande di al Baghdadi per condurre un test del Dna e assicurare che la persona in questione fosse proprio» spiega su Twitter un tale Polat Can delle Forze democratiche siriane (Fds).

Intanto nuove nubi si addensano sul delicato fronte dei rapporti turco-americani. A incrinare le intese raggiunte negli incontri di Ankara tra Erdogan il vice presidente americano Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, arriva la notizia di una imminente visita negli Stati Uniti del comandante Ferhat Abdi Sahin, capo supremo delle milizie curde dell'Ypg. Meglio conosciuto con il nome di battaglia di Mazlum Kobani, il comandante è stato in passato molto vicino al capo del Pkk turco Abdullah Ocalan catturato dai turchi nel 1999 e da allora sepolto vivo in una prigione dove sconta una condanna all'ergastolo. Commentando la possibile trasferta americana di Sahin alias Kobani, il ministero della Giustizia di Ankara sottolinea che la Turchia lo considera un terrorista «della stessa risma di Abu Bakr al Baghdadi» e ne pretenderà quindi l'estradizione.

«Se va negli Usa ha tagliato corto Erdogan - devono consegnarcelo».

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