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I dem al voto: c’è aria di scissione

Scontata vittoria di Zingaretti. Renzi giura: «Non farò guerriglia

I dem al voto: c’è aria di scissione

Roma Oggi si vota per tutto il giorno nei gazebo delle primarie Pd. E stanotte, un anno intero dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo, il Pd eleggerà il suo nuovo segretario. Salvo sorprese, perché il complicatissimo statuto dei dem prevede che per vincere le primarie si debba superare la soglia del 50% dei voti. Altrimenti la palla passa all’Assemblea nazionale e ai suoi giochi di corrente. Sia come sia, la suspence non riguarda tanto il nome del vincitore, quanto le dinamiche interne che il risultato innescherà. Per Nicola Zingaretti sono infatti schierati il grosso dei capicorrente, gran parte degli ex Ds nonché i padri nobili: dall’ex premier Gentiloni a Romano Prodi, da Enrico Letta a Walter Veltroni. Nonché la stampa di complemento,Repubblicain testa. La sua vittoria viene data per scontata, così come si dà per probabile un’intesa post-voto tra le truppe zingarettiane e quelle del segretario pro-tempore uscenteMaurizio Martina, che corre anche con il sostegno di un pezzo dei renziani.

I due erano insieme ieri a Milano, fianco a fianco e sorridenti in prima fila alla massiccia manifestazione anti-razzismo. Il terzo candidato, Roberto Giachetti, ha invece chiuso la sua campagna a Roma, con una kermesse pro-Europa cui ha partecipato Carlo Calenda, dando così la sua silenziosa benedizione all’outsider che sta mobilitando la base renziana del Pd, e quella che teme il riflusso verso una sinistra vecchio stampo alla Corbyn, che strizzerebbe l’occhio al M5s. Così la domanda che tutti si fanno è quanto a lungo l’anima «renzista» resisterà in un Pd a trazione post-Ds: «Credo che verremo messi ai margini, e non ci resterà che uscire», confida un renziano. Il diretto interessato manda distaccati messaggi di pace: «Auguri a tutti e tre. Chiunque vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho subito». Ma il titolo del libro cheMatteo Renzi sta presentando in giro per l’Italia, riempiendo i teatri e sbancando le classifiche, è assai allusivo: «Un’altra strada». I retroscena raccontano di un Renzi che chiede consigli all’ex Goldman Sachs Costamagna su come avviare un fund-raising, e tutti pensano sia per un futuribile nuovo partito. E anche il vincitore in pectore Zingaretti sembra darlo per scontato: «Spero rimanga nel Pd. Ma qualsiasi strada voglia intraprendere lo rispetterò. È un protagonista della democrazia italiana, e in ogni caso ci ritroveremo nello stesso campo, anche se in collocazioni diverse, a combattere l’inquietante destra di Salvini», dice.

Come se mettesse in conto, dopo le prossime Europee, una separazione consensuale.

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