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I diritti strabici di "Repubblica" Indignata, ma non con Scalfari

Il quotidiano critica "la favola dei diritti acquisiti", ma dimentica la super pensione di Scalfari e Augias

I diritti strabici di "Repubblica" Indignata, ma non con Scalfari

Si aspetta un atto di rinuncia simbolica, ma anche molto pratica, di due grandi firme di Repubblica . Mollino subito i loro diritti acquisiti. Visto che ormai, secondo il Verbo del loro quotidiano, sono un delitto contro i giovani, rinuncino a questa arma letale contro il progresso, e diano un esempio di virtù civiche. O abbiano il coraggio di dire: me ne frego, però in pubblico.

Parliamo di Eugenio Scalfari e Corrado Augias. Il primo è il fondatore del quotidiano; la domenica dona al popolo un'omelia in stile francescano, densa di precetti salutistici per l'anima, specie quella degli altri. Il secondo tiene la rubrica quotidiana di posta coi lettori, in cui enuncia vigorosi precetti di morale «de sinistra». Oggi il pulpito su cui salgono con intensità ascetica, ospita un altro predicatore. Tocca ad Antonio Penati, il quale nell'articolo di fondo si lancia in una acrobatica difesa di Renzi. Ritiene giusta la sua decisione di non restituire il malloppo ai pensionati, se non in modica quantità. Penati agita la frusta contro i vecchi, che sacrificano come agnelli i giovani sull'altare dei Diritti Acquisiti.

Scrive: «Da più di vent'anni gli interessi dei giovani, di chi lavora, degli imprenditori, sono sacrificati sull'altare dei Diritti Acquisiti. E ogni volta che un governo cerca di contenere la spesa pensionistica, basta invocare i Diritti Acquisiti. E si blocca tutto. Così ha fatto la recente sentenza della Corte costituzionale, dichiarando illegittimo il blocco temporaneo dell'indicizzazione».

Sul tema ha scritto parole definitive su queste colonne Piero Ostellino. Lo ha fatto citando il principio su cui si regge il contratto sociale che fonda lo Stato: «Pacta sunt servanda». Per cui non ci dilunghiamo sul punto. Oltretutto le sentenze, ci pare, anche quelle che si ritengono sbagliate, vanno eseguite. E così avrebbe dovuto fare Renzi. Altro che diritti acquisiti: fanno più male ai giovani, al loro senso della giustizia, i diritti carpiti da parte dei potenti a chi non è in condizione di ribellarsi, com'è la grandissima parte dei pensionati, che non contano niente. Altro che gerontocrazia. Più che altro sperimentano i gerontocomi. Quel reddito cadenzato è atteso ed è l'unica certezza: sarà pure un diritto acquisito, ma è pure l'unico che hanno, trattarlo come una mostruosità è un vero schifo. Così come è molto comodo rinunciare unilateralmente a un dovere acquisito da parte dello Stato, se vuole essere fedele alla sua essenza.

Che c'entrano Scalfari e Augias? Se hanno un minimo di coscienza, fischieranno loro le orecchie, così fini nel captare i dolori dell'umanità. E molleranno l'osso per coerenza civica con la morale della casa madre. Essi godono infatti di un meraviglioso Diritto Acquisito, maiuscolo, maiuscolissimo, come vuole Antonio Penati. Duemiladuecento euro al mese di vitalizio parlamentare. Chiedo: avete letto Penati? Non vi fa schifo affamare i giovani?

Il fondatore gode del guiderdone da circa quarant'anni, l'addetto alla posta della casa lo munge come sua personale quota latte da sedici anni. Si noti. Durante il periodo in cui hanno svolto il ruolo da deputato Scalfari, tra il 1968 e il 1972, e da europarlamentare Augias, tra il 1994 e il 1999, hanno anche accumulato, pagati dall'istituto della loro categoria, l'Inpgi, i contributi per rendere più pingue la loro pensione da giornalisti. (Gli unici a non aver usufruito del privilegio risultano essere Gianni Letta e il nostro Paolo Guzzanti). Secondo Franco Bechis di Libero , Scalfari ha incassato negli anni un assegnone superiore ai 908mila euro. Per Augias l'aritmetica parla di un diritto acquisito che finora gli ha fruttato 360mila euro circa. Interrogato sulla faccenda da Daria Bignardi ha risposto, a proposito di queste elargizioni di Pantalone: «Fanno comodo». Si ravveda, o almeno adotti un paio di pensionati poveri.

E non scelga Scalfari, per favore.

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