Politica

Tra i "garanti" degli sms un indagato per la Metro C

Scelto dalla Regione Lazio a sorvegliare l'uso dei fondi un funzionario finito nel mirino della Corte dei Conti

Tra i "garanti" degli sms un indagato per la Metro C

Solo «personalità di indiscussa e riconosciuta moralità e indipendenza». Ecco le caratteristiche richieste ai componenti del Comitato dei Garanti, il cane da guardia che la burocrazia ha posto a vigilare sui soldi degli Sms solidali per i terremotati. Come è possibile che cotante personalità abbiano dato luce verde a spendere quel denaro per progetti ritirati sull'onda delle polemiche, come l'ormai nota pista ciclabile nel Maceratese? Va detto che la scelta dei progetti parte dai territori terremotati ed è stata pilotata dalle Regioni e dal Commissario straordinario per l'emergenza, impersonato da Vasco Errani fino a quest'estate e ora da Paola De Micheli, accomunati da un tratto saliente: sono entrambi targati Pd. Come del resto i presidenti delle quattro regioni colpite dal sisma.

A guardare i nomi dei personaggi prescelti si nota un'altra coincidenza. I progetti contestati sono concentrati tra Marche e Lazio, cioè proprio le due Regioni che hanno indicato come garanti da nominare nel comitato personaggi strettamente legati alla politica, alla faccia della «indiscussa indipendenza».

Il contrasto è evidente. La Protezione civile ha scelto i suoi garanti pescando nella Ragioneria di Stato e nella Corte dei conti. L'Umbria governata dalla piddina Catiuscia Marini ha scelto Wladimiro De Nunzio, già Presidente della Corte di Appello di Perugia e membro del Csm. L'Abruzzo presieduto da Luciano D'Alfonso, detto «Big Luciano», un notabile del Pd locale che ha stravinto le primarie, ha indicato Angelo Zaccagnini, l'ex magistrato di Cassazione che da Gup rinviò a giudizio Ottaviano Del Turco. Ma la scelta più anomala l'ha fatta il Lazio guidato da Nicola Zingaretti, che ha indicato come «personalità indipendente» per a tutelare la regolarità della spesa dei soldi degli Sms un funzionario di nomina politica con cui aveva lavorato a braccetto, l'ex segretario della giunta regionale Vincenzo Gagliani Caputo, già potentissimo segretario generale del Campidoglio, considerato tra gli uomini più influenti della macchina comunale di Roma in epoca Veltroni e figlio d'arte: suo padre era stato a sua volta segretario generale del Comune capitolino. Uno di quei burocrati di razza a cui la politica non può rinunciare, uno che sa dove mettere le mani in un vespaio come l'amministrazione comunale romana. Uno così può essere «di indiscussa e riconosciuta moralità e indipendenza»? Sulla sua indipendenza evidentemente non era d'accordo Gianni Alemanno, visto che ha posto fine al «regno» della dinastia Gagliani Caputo in Campidoglio. Ma il super burocrate non è rimasto a spasso a lungo. Un'altra amministrazione targata Pd, quella regionale di Zingaretti, se lo è subito aggiudicato. Sulla moralità, intesa nel senso che la burocrazia attribuisce alla parola, c'è un'ombra non da poco: Veltroni nominò Gagliani Caputo in una sfilza di enti collegati al Comune, tra cui Roma Metropolitane Srl, la società travolta dalle polemiche per il lavoro non proprio egregio svolto nella realizzazione della Metro C, uno dei peggiori scandali ancora aperti a Roma. E Gagliani Caputo compare nell'elenco dei 32 funzionari coinvolti nell'inchiesta della Corte dei conti del Lazio secondo cui i lavori per la nuova linea della metropolitana hanno provocato un danno erariale da 253 milioni. Accuse da dimostrare, naturalmente. E si vede che Zingaretti è particolarmente garantista.

Scelta politica infine anche per le Marche di Luca Ceriscioli, che hanno indicato direttamente una «compagna», l'ex parlamentare dei Ds Marisa Abbondanzieri, la cui carriera ha avuto un momento di fulgore quando, andando in pensione come insegnante a 61 anni, ha scritto una lettera ai suoi studenti (esaltata da Concita De Gregorio su Repubblica) raccomandando loro di «scegliere di faticare». Nel testo non specificava però che a rendere più leggera la sua fatica di insegnante c'era un vitalizio da quasi 3.

000 euro che incassa da anni, tanto da aver già abbondantemente recuperato i contributi versati.

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